Bruno Fabretti aveva 99 anni.
È scomparso giovedì 13 luglio Bruno Fabretti, uno degli ultimi testimoni dell’orrore nei campi nazisti. All’età di 99 anni, lascia un vuoto nella comunità e un’eredità di coraggio e determinazione che non potrà mai essere dimenticata.
Nativo di Nimis, Fabretti è stato catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, quando l’Italia si arrese. Da soldato italiano, è stato deportato in diversi campi di prigionia e lager, tra cui Lodz, Dachau, Neuengamme, Bergen Belsen e Buchenwald. Nonostante le condizioni disumane e la morte che lo circondava, Fabretti si è aggrappato alla speranza e ha promesso ai suoi compagni di prigionia che avrebbe raccontato al mondo l’orrore che stavano vivendo.
Nel suo libro, Fabretti ha espresso il desiderio che la testimonianza delle atrocità naziste non venisse dimenticata. Ha sottolineato l’importanza di non limitarsi a commemorare la Giornata della Memoria, ma di vivere la memoria stessa, diventare memoria e testimoniare l’orrore del passato per costruire un futuro migliore, più giusto e umano.
Oltre a lasciare una profonda eredità di coraggio e resilienza, Bruno Fabretti lascia anche la moglie Licia e i suoi amati figli. La data del suo funerale non è stata ancora stabilita. La scomparsa di Bruno Fabretti è un triste promemoria dell’importanza di preservare la memoria storica e di imparare dagli errori del passato. Le sue parole e la sua testimonianza continueranno a risuonare nelle nostre coscienze, spingendoci ad agire per un mondo più giusto, più umano e libero dalla violenza e dall’odio.