Al via il processo per alla Tundo, la società che si occupava del trasporto scolastico.
Migliaia di studenti lasciati a piedi, genitori costretti a riorganizzarsi in emergenza e decine di comuni in difficoltà: queste le conseguenze del disservizio che tra agosto 2020 e novembre 2021 ha colpito il trasporto scolastico in Friuli Venezia Giulia. Ora, la vicenda approda in tribunale: il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Udine, l’ amministratore unico della Tundo Vincenzo Spa, e per la società stessa, oggi dichiarata fallita.
Le accuse sono gravi: frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Il processo avrà inizio il 7 maggio 2025.Oltre alla mancata fornitura dei mezzi, l’accusa contesta alla Tundo Spa e al suo amministratore unico diverse irregolarità. Tra queste, il mancato rinnovo delle polizze di Responsabilità civile per i terzi (Rct) e per gli operatori (Rco), nonostante fossero obbligatorie secondo le clausole dell’appalto. Tutto ciò aveva portato anche al sequestro di diversi scuolabus trovati senza assicurazione e revisione.
Un appalto milionario e un servizio inefficace
La Tundo Spa, società leccese, si era aggiudicata l’appalto del trasporto scolastico attraverso la Centrale unica di committenza (Cuc) regionale, per un valore complessivo di 38 milioni di euro. Tuttavia, secondo quanto emerso dall’indagine della Procura di Udine, la ditta non ha rispettato gli obblighi contrattuali, causando un vero e proprio caos logistico in oltre una trentina di comuni del Medio e Basso Friuli.
L’elenco delle municipalità coinvolte è lungo e comprende località come Mereto di Tomba, Basiliano, Campoformido, Codroipo, Majano, Cassacco, Tarcento, Resiutta, Treppo Grande, Torviscosa, Aquileia, Rivignano Teor, Pocenia, Latisana, Lignano Sabbiadoro, Ronchis e Muzzana del Turgnano. In molti casi, gli scuolabus promessi non sono mai stati forniti, costringendo i Comuni e le famiglie a trovare soluzioni alternative con notevoli disagi organizzativi ed economici.
Moretuzzo: “Un epilogo che si sarebbe potuto evitare”.
“Apprendiamo che il 7 maggio inizierà il processo a carico della ditta Tundo e del suo amministratore a causa delle inadempienze della ditta che si era aggiudicata l’appalto del trasporto scolastico attraverso la Centrale unica di committenza regionale e che ha causato pesantissimi disagi a spese di migliaia di ragazze e ragazzi e delle loro famiglie di una trentina di comuni del Medio e Basso Friuli. Le accuse riguardano i reati di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Un epilogo che si sarebbe potuto evitare, ma la Giunta Fedriga preferì tirare dritto”.
Lo afferma, in una nota, il capogruppo in Consiglio regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, Massimo Moretuzzo, che ricorda come “nella scorsa legislatura, avevamo evidenziato fin dall’inizio il colossale errore compiuto dall’esecutivo con l’appalto del servizio, sollecitando la rescissione del contratto in base alle conclamate inadempienze della ditta com’era stato fatto tempestivamente in altre parti d’Italia. In Friuli Venezia Giulia, invece, l’amministrazione Fedriga ha scaricato sui Comuni la gestione del rapporto con l’azienda e l’individuazione delle soluzioni alternative, con un aumento dei costi enorme e la beffa della fideiussione, prevista dal bando e presentata da Tundo, che avrebbe dovuto coprire il rischio della Regione: peccato che la società di assicurazioni rumena titolare della fideiussione sia fallita. E anche questo rischio l’avevamo ampiamente denunciato in Aula”.
“L’affare Tundo è costato alle casse della Regione quasi 6 milioni di euro. Oltre a questo esborso significativo – continua Moretuzzo -, vanno considerate altre ‘perdite’ subite dalla Regione: dai costi amministrativi per sanare le criticità a quelle per gestire i nuovi affidamenti. A quanto ammonta complessivamente il danno subito da parte della Regione e dei Comuni interessati? Quali somme sono state recuperate da parte dell’amministrazione regionale per i danni subiti? Quali iniziative sono state poste in essere per poter procedere all’incameramento della garanzia? Tutte domande che abbiamo posto alla Giunta regionale in una interrogazione depositata lo scorso mese di agosto. Dopo 8 mesi ancora nessuna risposta”, conclude la nota.