Il caso della maxi multa da 50mila euro a un imprenditore del Friuli.
Si era visto irrogare una maxi sanzione perché, secondo l’accusa, si era appoggiato per l’intermediazione di personale a una società non aveva i titoli e le autorizzazioni per svolgere l’attività di somministrazione. Ben 50mila euro di addebito, ma il caso, dopo essere finito in tribunale, è stato ridimensionato. Protagonista della vicenda un imprenditore friulano, a capo di una società di servizi. Tutto è nato da un filone di verifica nazionale legato da una collaborazione alla società “M&G. Co.” su un tema che in tutta Italia ha catalizzato l’interesse e l’attenzione sulla questione. Diversi, nel Paese, gli imprenditori utilizzatori del servizio che hanno subìto verbali dagli organi di vigilanza quali ispettorato del lavoro ed Inps.
Di fatto si discuteva la bontà dei contratti e degli appalti. Anche il noto programma televisivo “Le Iene” ha fatto uno speciale sulla questione. Tra le varie carte vi erano anche le certificazioni dei contratti di lavoro emesse da apposito Ente, e proprio per questo oltre alle procedure civili, lo Studio Tutino ha consigliato ai suoi assistiti di interessare varie Procure della Repubblica, Udine e Pordenone per denunziare i fatti chiedendo di valutare se vi sia l’ipotesi di reato della frode in commercio e/o altro da ravvisare. Ancora in corso le indagini penali, intanto si è espressa l’Autorità Giudiziaria in Sede civile.
Gli avvocati Santo Tutino del Foro di Foggia e Valeria Matricciani del Foro di Udine, innanzi al Tribunale civile del lavoro di Pordenone (giudice Angelo Riccio Cobucci) hanno ottenuto in parziale accoglimento dell’opposizione la riduzione a un decimo di una super multa comminata a un imprenditore friulano, con la sanzione amministrativa di 50mila euro portata a 5mila, la misura minima.
Importante il risultato ottenuto, considerando che la difesa dei legali Tutino e Matricciani si è basata sulla questione del cumulo giuridico e la continuazione dell’illecito amministrativo.
Sospiro di sollievo quindi per l’imprenditore friulano, che si è visto riformare enormemente un importo che avrebbe gravemente compromesso l’attività, in un momento già di conclamata crisi.