I locali in Friuli a pochi giorni dalle nuove norme sul Green Pass.
Una complicazione ulteriore e un giro d’affari che, inevitabilmente, è un po’ calato. Questo è ciò che emerge tra i titolari dei locali in Friuli a pochi giorni dall’entrata in vigore della norma che sancisce l’obbligo di possedere il Super Green Pass per frequentare bar e ristoranti, tanto nelle sale interne quanto in quelle esterne. Quali effetti si saranno visti in questi primi giorni nei locali in Friuli?
La Fipe: “Tutta la situazione sulle spalle degli esercenti”.
“Il calo di affluenza c’è stato, ma questo già da inizio dicembre. Che, purtroppo, non sembrava un mese festivo, ma uno qualsiasi”. Non nasconde lo scoramento Antonio Dalla Mora, presidente di Fipe Confcommercio Udine. “Queste nuove norme sono un ulteriore appesantimento per la nostra categoria – allarga le braccia -, e con tutti i controlli che dobbiamo fare ai clienti possiamo dire che la situazione difficile è stata tutta scaricata sugli esercenti. Rischiamo una sanzione pesante e la chiusura del locale. Così passa la voglia di lavorare“. Ammette che in questi giorni c’è stato meno lavoro “tant’è – precisa – che qualche collega ha preferito chiudere direttamente“.
I baristi di montagna: “Pare un lockdown”.
Attilio Quaglia è titolare dello storico Tilly’s Pub di Tolmezzo e, nonostante stia comunque lavorando bene comunque, si dice “a disagio per la necessità di ergermi a controllore dei Green Pass. In tanti, colleghi e non, vedo rassegnazione alla situazione. Tutto questo ha cambiato i rapporti umani”. Un leggero calo nel giro di affari lo ha notato, “ma mi sento fortunato – dice – perché comunque la gente ha bisogno di mangiare e bere, e io posso offrire un servizio. Noto, però, che sono spariti i grandi gruppi che venivano a farsi una bevuta, sono rimasti soltanto quelli di pranzi e cene”.
Il Bar Manzoni, sempre nel capoluogo carnico, in questi giorni è chiuso per la positività di due collaboratori. “Avrei potuto rimanere aperto, ma per senso civico ho preferito fare diversamente” commenta il titolare, Michel Copiz. Che, in questi giorni, ne ha approfittato per fare un giro nella cittadina ed è rimasto piuttosto scosso. “Tolmezzo è deserta, pare di essere in lockdown. E forse sarebbe meglio che lo fosse: almeno riceveremmo qualche contributo, invece così dobbiamo continuare a pagare. La mia bolletta della corrente – confida – è aumentata di due volte e mezzo“. Insomma, un quadro poco incoraggiante: “Riaprirò tra una settimana – chiude Copiz – e non escludo di essere costretto a mettere in cassa integrazione una parte dei dipendenti. Dipenderà dal giro d’affari”.
I baristi di città: “Un’imposizione che dobbiamo accettare”.
Edoardo Leone è rappresentante della Spritz Time Srl, la società che ha in gestione il Caffè Contarena di Udine: “Accettiamo e applichiamo queste nuove regole, i clienti all’interno sono preparati, qualche ritrosia in più c’è tra chi si siede all’esterno, poiché non tutti hanno compreso la novità. Certo, c’è stato un calo degli incassi dal 10 gennaio a oggi, non si può negare”.
Una delle anime di Chiavris è Gianluca Fachechi, che con il suo Giangio Bar è un punto di riferimento per l’intero quartiere: “Dobbiamo fare i conti con l’ennesima complicazione e questa è la dimostrazione che il Green Pass non è la soluzione medica, ma solo un’imposizione. Noi, comunque, siamo per far rispettare le regole. Abbiamo la fortuna di avere una clientela molto educata e che non crea problemi. Di natura sono ottimista e credo che torneremo presto a far sorridere i clienti”. Fachechi di recente promosso l’iniziativa Illuminiamo Chiavris, con mercatini di Natale e vendita di abeti, un “segnale di normalità per il periodo. Siamo contenti, l’iniziativa è andata bene”.