L’ARLeF l’ha scelta per la campagna “Cui che al sa il furlan, al sa di plui”
Lucana di nascita, ma friulana d’adozione, Catine (all’anagrafe Caterina Tomasulo) è diventata, di recente, testimonial della nuova campagna di promozione realizzata dall’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana: “Cui che al sa il furlan, al sa di plui“. Un messaggio – declinato in spot tv, radiofonico, pagine su stampa cartacea e comunicazione web e social – che sottolinea come parlare il friulano ai propri figli e nipoti, fin da piccoli, regali loro un prezioso bagaglio di vantaggi cognitivi, culturali e sociali. Abbiamo quindi domandato a lei, cabarettista friulucana, come è stata questa esperienza e, soprattutto, cosa rappresenta, per lei, il friulano.
Perchè ha deciso di imparare il friulano?
Non l’ho deciso. È stata la lingua a insinuarsi nel mio orecchio, giorno dopo giorno, attraverso le voci di clienti e colleghi del bar, dove ho lavorato per anni. Quasi senza che me ne accorgessi. Così, la prima volta che mi hanno dato un copione tutto scritto in friulano, l’ho letto senza problemi, come se fosse la mia lingua.
Cosa le piace di più del friulano?
Tutto. Pasolini diceva: “Scrivere in friulano è come tracciare una melodia infinita”. D’accordissimo. È una lingua sorprendente. All’inizio sembra criptata, ma se hai il coraggio di andare oltre, trovi una lingua colorata, musicale, divertente e che contiene tutte le lingue del mondo. Per me è stato come aprire uno scrigno e trovarci un tesoro.
Com’è passare dal palco a stare davanti la telecamera?
Quando sei abituato a parlare con le persone guardandole negli occhi, parlare a una macchina è spiazzante. Però, a fuarce di dâi e dâi, alla fine “abbiamo combinato”. Un bel risultato. Complimenti a tutti.
Cosa ha significato per lei partecipare a questo progetto?
Ribadire, in un’altra forma, quello che da anni porto nei miei spettacoli: il mio amore per la lingua friulana e per chi la parla. Ma anche essere parte di un messaggio fondamentale rivolto e genitori e nonni: parlate ai bimbi in friulano, farete loro un grande dono.
Perché secondo lei è importante imparare il friulano?
Perchè ti dà le basi per capire tutte le altre lingue, e in quest’epoca dove “l’intelligenza artificiale pensa al posto tuo”, la marilenghe,con le sue mille sfumature e le sue “trappole”, ti obbliga a pensare col tuo cervello, a tenerlo sveglio, a chiederti sempre il perchè. E scusate se è poco.
Da “naturalizzata” friulana, cosa consiglierebbe ai friulani?
Di coltivare la propria lingua. Insieme alle tradizioni sono le nostre radici, quelle che ci aiutano a non farci travolgere dagli eventi, in un mondo che cambia troppo velocemente. Ai friulani, che in questi 30 anni hanno fatto tanto per me, e non hanno ancora smesso, dico solo una cosa: Catine ringrazia e non dimentica. Si sin capîts.