La montagna friulana si trova al centro di un acceso dibattito tra sostenibilità ambientale e investimenti economici. Il recente report Nevediversa, diffuso da Legambiente, ha messo in evidenza la progressiva riduzione della neve naturale sulle Alpi e l’aumento dei costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale. Secondo lo studio, il modello di turismo invernale basato esclusivamente sullo sci sarebbe ormai insostenibile, sia per l’ecosistema montano sia per le comunità locali.
A rafforzare questa tesi, i dati dell’ARPA FVG relativi al mese di gennaio hanno certificato un aumento medio delle temperature di oltre 2 gradi rispetto all’ultimo decennio, con uno spessore nevoso al suolo inferiore alla media degli ultimi 50 anni su tutto l’arco alpino regionale. In località come Forni di Sopra, la neve non è caduta affatto.
Dure critiche dai consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Giulia Massolino hanno denunciato l’attuale politica della Regione, sottolineando l’assenza di un piano strutturato per la transizione ecologica delle aree montane. “La dipendenza crescente dall’innevamento artificiale è un segnale d’allarme che non può più essere ignorato. La Regione ha già speso oltre 5 milioni di euro per garantire la neve sulle piste, senza una strategia concreta di riconversione sostenibile”, hanno dichiarato. Secondo i due consiglieri, le risorse dovrebbero essere investite in forme di turismo dolce e responsabile, seguendo l’esempio di altre regioni alpine.
L’assessore Bini: “Dati non reali, Il Fvg è la regione più virtuosa dell’arco alpino”.
A queste critiche ha risposto l’assessore regionale alle Attività produttive e Turismo, Sergio Emidio Bini, difendendo l’operato della Giunta e contestando i dati riportati da Legambiente. “La gestione degli impianti di risalita da parte di PromoTurismoFVG è efficiente e lungimirante. Gli investimenti effettuati negli ultimi sei anni hanno permesso di migliorare la qualità delle piste e l’offerta turistica, con un incremento senza precedenti del numero di visitatori”, ha affermato Bini. L’assessore ha smentito i dati citati nel report e relativi all’innevamento artificiale, in quanto “privi di fonte e non corrispondenti al vero. Non solo non c’è alcun prelievo forzato dell’acqua, ma negli ultimi cinque anni, in media, PromoTurismoFVG ha speso per l’innevamento artificiale il 37% in meno rispetto a quanto citato da Legambiente”.
Bini ha sottolineato che “paradossalmente, leggendo il report Legambiente la nostra emerge come la Regione più virtuosa dell’arco alpino: il numero degli impianti dismessi è fermo da sette anni, e non in aumento come sostenuto erroneamente da alcuni consiglieri di opposizione, e le ultime dismissioni significative risalgono a inizio anni Duemila. Un solo impianto risulta temporaneamente chiuso e gli edifici abbandonati sono in netta diminuzione (da 8 a 4 nel 2025)”.
Bini ha inoltre sottolineato come l’impatto economico del turismo invernale sia fondamentale per la sopravvivenza delle comunità montane, evidenziando che il numero di imprese attive in queste aree è in crescita dopo un decennio di calo. “Le risorse regionali destinate al turismo sulla neve rappresentano un importante stimolo per le attività ricettive, la ristorazione e il commercio, settori che in montagna hanno un’incidenza quasi doppia rispetto alla media regionale”, ha concluso.
Il dibattito resta quindi aperto tra chi invoca un cambio di rotta per affrontare le sfide della crisi climatica e chi difende gli investimenti nel turismo sciistico come volano economico per le aree montane. Di certo, il futuro della montagna friulana passa attraverso scelte strategiche che dovranno conciliare sostenibilità e sviluppo economico.