Gli infermieri non vaccinati nella provincia di Udine.
Sono in tutto circa mille gli infermieri che non sono in regola con la somministrazione dei vaccini, diventati obbligatori dal 15 dicembre. Un dato che proiettato sul numero degli infermieri dell’Ordine professionale di Udine significa circa il 20% degli iscritti. Scatta così il monitoraggio da parte dell’Ordine che proprio in questi giorni e settimane sta tenendo sotto osservazione quegli infermieri che non hanno completato il ciclo vaccinale.
“Per lo Stato, il Green pass è valido solo se ricevuta anche la terza dose – spiega Stefano Giglio, presidente dell’Ordine degli infermieri di Udine – molti degli infermieri “inadempienti” hanno prenotato la dose booster per gli inizi di gennaio, quindi per ora guardiamo l’andamento della situazione”. Nel giro infatti di tre/quattro giorni, i semafori rossi erano calati già a 800.
L’Ordine degli infermieri.
Ruolo fondamentale lo svolge proprio l’Ordine degli infermieri che, secondo il decreto legge 172, si deve occupare dell’attuazione delle procedure di sospensione degli infermieri non vaccinati. “Si pensa che saranno circa un centinaio gli operati di Asufc che saranno sospesi – continua Giglio – e altrettanti sui territori della provincia di Udine nelle varie residenze per anziani o nelle strutture private”. L’Ordine sta tenendo sotto controllo tutti gli infermieri non vaccinati e segnalati. In modo particolare per capire chi non si è vaccinato per motivazioni mediche certificate e chi invece è un no vax convinto. “Sappiamo che ci sono alcuni infermieri che si vantano di lavorare senza essere vaccinati e che non hanno subito ripercussioni – afferma Giglio – inizieremo proprio da loro l’invio delle lettere di avviso”.
Per avere quindi un quadro preciso sulla situazione degli infermieri non vaccinati bisognerà aspettare gennaio. “Se avremo una situazione critica lo sapremo circa a metà gennaio – continua Giglio – mi auguro però che i numeri non rischieranno di mettere in crisi il sistema sanitario di nuovo”. La mancanza di personale infatti aveva già messo in seria difficoltà gli operatori che invece avevano rispettato le direttive di governo.
“Un plauso particolare va a tutti gli infermieri che negli ospedali centrali e periferici, nelle residenzialità e nei territori stanno colmando con le loro alte competenze, l’estrema professionalità ed esperienza e la loro piena disponibilità, tutte quelle gravi carenze organizzative che impongono a chi detta le regole scelte non al passo con le risorse a disposizione – conclude Giglio -. Spero vivamente che la motivazione la disponibilità e la propensione al sacrifico tipiche della professione infermieristica non cali soprattutto in questo periodo di massimo impegno”.
L’allarme del sindacato.
“Una delle sofferenze del nostro settore è il licenziamento spontaneo di molti infermieri a causa del troppo carico di lavoro“, afferma Afrim Caslli, segretario Nursind Udine, sindacato delle professioni infermieristiche. Quello che preme è tutelare gli infermieri, che ora si ritrovano in condizioni di lavoro estreme: “C’è stato chi ha dovuto fare 12 ore di lavoro e in alcuni casi non erano pagati neanche gli straordinari – continua Caslli – siamo esausti e non riusciamo ad avere più una vita”. Quello che preoccupa Caslli è che nelle corsie dei reparti molti sono infermieri di una certa età e non si può pensare di iniziare a sfinire anche i giovani infermieri.
“Ci hanno chiamato eroi e poi come premio per gli straordinari 3,45 euro – spiega Caslli – ci hanno spremuto”. Sempre il sindacato lancia l’allarme alla direzione per le condizioni alle quali sono esposti gli operatori del settore: “La direzione deve trovare una soluzione: potrebbe aprire un bando per trovare altri infermieri“. Il sindacato infine chiede cosa è stato fatto dalla direzione negli ultimi anni, vedendo che il periodo di pandemia si sta prolungando e avendo capito ormai come è l’andamento della situazione all’interno del mondo sanitario.