Il governo vuole riaprire le vecchie miniere: Friuli in prima linea.
Riaprire le vecchie miniere: è l’idea del governo per giocare la corsa alle materie prime critiche, quelle fondamentali per le nuove tecnologie, e il Friuli, in questo caso, sarebbe in prima linea. Del resto la lista delle materie prime “critiche” è lunghissime. Antimonio, barite, berillio, cobalto. Ma anche tungsteno, bauxite, titanio, e poi disprosio, l’erbio e l’europio. Una corsa nella quale la Cina detiene la leadership, producendo il 49% del fabbisogno totale effettivo di tali risorse.
Adolfo Urso, in qualità di ministro delle Imprese e del Made in Italy, si è impegnato personalmente per raggiungere una parziale autonomia italiana in questo settore estremamente delicato. L’Unione Europea ha identificato 34 materie prime critiche, di cui 16 sono considerate anche strategiche per la loro importanza nella transizione ecologica e digitale, nonché nell’aerospazio, nella difesa, nella produzione di batterie e pannelli solari. “In Italia – sottolinea Urso – disponiamo di 16 di queste 34 materie prime critiche, ma si trovano in miniere che sono state chiuse 30 anni fa. Pertanto, è necessario investire e riattivare queste potenzialità riaprendo le miniere”.
I gruppi di lavoro.
Attualmente, il Ministero delle Imprese ha istituito quattro gruppi di lavoro, ma il più rilevante è il gruppo “Mining”, coordinato da Ispra. Il suo obiettivo, come si legge in un documento ministeriale, è identificare le potenzialità delle attività estrattive primarie e secondarie per arrivare a un’estrazione sostenibile in Italia e al recupero di materie prime da siti abbandonati e rifiuti minerari. La mappa dei siti italiani viene aggiornata periodicamente.
Uno degli obiettivi chiave dell’Unione Europea e dell’Italia è quello di garantire che entro il 2030 l’UE non dipenda per più del 65% da un singolo Paese terzo per quanto riguarda l’approvvigionamento di qualsiasi materia prima strategica. Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo, sono necessarie misure di semplificazione drastica che portino a tempi di estrazione di 24 mesi e tempi di concessione per il trattamento e il riciclaggio di 12 mesi. Insomma, è necessario accelerare. Attualmente, in Europa ci vogliono 15 anni per ottenere l’autorizzazione per l’estrazione mineraria, mentre negli Stati Uniti bastano 7 anni, in Canada 2 anni e in Cina solo 3 mesi.
L’impennata della domanda.
Per comprendere la posta in gioco, bastano pochi dati: la domanda annua di litio per le batterie potrebbe aumentare di 89 volte rispetto ai livelli attuali, ma l’Europa ne estrae solo l’1% del totale globale. La domanda di terre rare, che forniscono i magneti permanenti utilizzati nelle turbine eoliche o nei veicoli elettrici, crescerà di 67 volte entro il 2050; la domanda di gallio, uno degli elementi soggetti a misure selettive di controllo delle esportazioni da parte della Cina e utilizzato nella produzione di semiconduttori, crescerà di 17 volte entro il 2050.