Ucciso un Ibis nella zona di Buja.
Un ibis eremita è stato ucciso in Friuli, nonostante sia una specie protetta. Il 21 gennaio, infatti, il volatile, con un’ala gravemente ferita è stato ritrovato mentre camminava lungo una strada nel Comune di Buja e due volontari lo hanno raccolto e portato al Centro di Ricerca e Coordinamento per il recupero della Fauna Selvatica dell’Università di Udine.
Lì hanno trovato pallini di fucile da caccia nel corpo dell’uccello, che purtroppo è deceduto durante l’immediato intervento d’urgenza a causa delle gravi ferite riportate e del conseguente indebolimento. Dopo la sua morte è stato ritrovato anche un proiettile che era conficcato nei suoi muscoli pettorali. Pertanto, nonostante la severa protezione prevista dagli accordi internazionali, pare che l’uccello sia stato colpito due volte in un breve periodo di tempo.
Non è il primo caso.
A renderlo noto, sono i referenti del Progetto Life, che raccontano: “Questo uccello, di nome Freckles, era nato nel 2022 in Austria nell’ambito del Progetto Europeo LIFE di reintroduzione della popolazione, che viene attuato da più di 20 anni sotto la guida dello Zoo di Vienna. Nell’ottobre 2023, solo pochi mesi prima dell’uccisione di Freckles, un altro Ibis eremita di questa popolazione di rilascio di nome Brisa è stato ucciso nella stessa zona, a soli 850 metri di distanza”.
“Da oltre 20 anni – commenta Johannes Fritz, direttore generale del Progetto LIFEstiamo combattendo contro l’uccisione insensata, arbitraria e spregevole dei nostri Ibis eremita in Italia. Ciononostante, questi crimini continuano, come dimostrano i casi recenti di Freckles e di Brisa. Circa un terzo delle perdite di Ibis eremita in Italia sono ancora causate dalla caccia illegale e si deve presumere che altre specie di uccelli migratori protette affrontino questa
minaccia in misura simile. Si tratta di una minaccia significativa per la biodiversità”.
Gli fa eco Roberta Peroni, membro del progetto europeo LIFE e responsabile della campagna contro la caccia illegale in Italia: “Quella mattina, attraverso i dati del suo dispositivo GPS, avevo seguito Freckles dal momento in cui aveva lasciato il posatoio. I dati GPS e le indagini forensi indicano che l’uccello abbia sofferto terribilmente dopo lo sparo, quando si aggirava con l’osso dell’ala fratturato, prima di morire durante l’intervento chirurgico”.
“Inoltre il proiettile sparato precedentemente con un’arma ad aria compressa, finito nei suoi muscoli pettorali, deve avergli procurato altrettanto dolore e grandi difficoltà di volo. È stato uno shock per me apprendere che a Freckles avevano sparato addirittura due volte! Faremo
tutto il possibile per fare chiarezza su questo atto insensato e crudele”.
La maggior parte degli uccelli di questa popolazione europea di Ibis rilasciati dal Waldrapp Team sono dotati di trasmettitori GPS. Anche Freckles e Brisa portavano dispositivi di alta qualità, che non trasmettono solo la posizione topografica con grande precisione, ma anche l’altitudine e la velocità dell’uccello, nonché la sua postura corporea. Questi dati consentono il monitoraggio remoto per determinare se un uccello è ferito o morto, come nel caso di Freckles. Dopo un incidente il team del Progetto può quindi agire rapidamente per mettere in sicurezza la scena del crimine, trovare l’uccello ed allertare le forze di Polizia.
Sulla base dei dati disponibili, in tutti i casi di uccisione illegale di Ibis eremita, è prevista una
denuncia penale depositata presso la Procura competente. I collaboratori e l’Avvocato del Progetto supportano ove possibile le indagini della Polizia con l’obiettivo di avviare il procedimento penale e portare alla condanna dell’autore del reato.
Questo è anche il caso di Brisa e Freckles. Molti Ibis eremita sono soliti dormire sui fabbricati dell’azienda Fantoni ad Osoppo, andando a nutrirsi la mattina nei prati di Gemona e Osoppo. La zona dove sono avvenute le due uccisioni è molto ristretta, perché si tratta di un fondovalle attraversato da strade, autostrade e ferrovie, con molti edifici: la caccia può quindi essere praticata solo in poche, piccole e ben delimitate aree. Questa restrizione spaziale limita la cerchia dei possibili autori e quindi aumenta le possibilità di identificare i responsabili.
“Gli atti di bracconaggio in questa Regione sono particolarmente allarmanti, poiché il Friuli Venezia Giulia ospita da molti anni un gran numero di Ibis eremita – continuano -. Il timore è che le uccisioni di Freckles e dei suoi simili nella Regione non siano stati casi isolati, ma piuttosto che i crimini contro uccelli privi di dispositivo GPS provenienti dalla colonia di Fagagna semplicemente non siano stati rilevati“.
“Il Progetto europeo dell’Ibis eremita – continua Fritz -, aumenta la consapevolezza del pubblico internazionale. Questi uccelli sono diventati un simbolo di speranza per la conservazione. Gli Ibis di Fagagna contribuiscono ad accrescere la conoscenza e la popolarità di questi uccelli carismatici in tutta la Regione. Queste uccisioni quindi non rappresentano solo una minaccia per la specie, ma danneggiano anche la reputazione della Regione ed i suoi interessi turistici”.
Peroni lancia quindi un appello ai cittadini, “affinché restino vigili e segnalino a me o alle autorità qualsiasi attività sospetta. Insieme possiamo fare in modo che questa tragedia non si ripeta e non vanifichi il lavoro importantissimo di protezione delle specie in via di estinzione e di preservazione del nostro patrimonio naturale”.