In Friuli aumentano addetti e produzione delle cooperative.
Dopo oltre un decennio di difficoltà, “rinasce” il mondo delle cooperative in Friuli. Dal 2011 al 2022 il numero di cooperative associate a Confcooperative Alpe Adria è sceso da 562 a 395, con una contrazione del 30 per cento circa.
Il calo più marcato si è verificato negli anni 2011-2013 con il -7 per cento e nel periodo 2016-2019 con quasi il -10 per cento, mentre il 2022 ha segnato, per la prima volta da dodici anni, una ripresa nel numero (con 16 nuove realtà). Le coop agricole scendono però da 134 a 88 (-34 per cento), quelle di produzione e lavoro si dimezzano da 180 a 87 (-52 per cento).
Il 37 per cento delle imprese cooperative rientra tra le Sociali, seguite da quelle Agricole e di Produzione e Lavoro (22 per cento). Sono questi alcuni tratti che caratterizzano l’andamento della cooperazione aderente a Confcooperative Alpe Adria (nata nel 2022 dalla fusione tra le associazioni provinciali di Gorizia, Trieste e Udine) espressi dalla presidente Paola Benini e dal direttore Paolo Tonassi nel corso dell’Assemblea annuale tenutasi a Udine. “La fusione tra le associazioni provinciali ha rappresentato un successo e si è svolta senza traumi o rallentamenti dell’operatività – ha detto Benini durante la sua relazione – e ha consentito di costruire un’associazione interprovinciale che ha conseguito risultati in termini di efficienza e coesione, ma soprattutto accrescendo la capacità di rispondere ai bisogni delle imprese cooperative”.
Dopo il crollo del 2016, il numero degli addetti è in risalita, come pure il valore della produzione. Durante i lavori assembleari, i dirigenti di Confcooperative Alpe Adria hanno anche espresso preoccupazione per il “passaggio generazionale” delle compagini sociali, visto che solo il 7,8 per cento dei soci è sotto i trent’anni. Un tema affrontato nel proprio intervento da Alice Richter, presidente del Gruppo Giovani Cooperatori.
Presente all’appuntamento cooperativo anche l’assessore regionale alle Attività produttive e Turismo, Sergio Emidio Bini che ha aggiunto: “Ringrazio tutto il mondo cooperativo, nelle sue varie articolazioni, per il grande contributo dato nella precedente legislatura, che è stata complicata e durante la quale la Regione è intervenuta a più riprese per far fronte all’emergenza. C’è ancora molto lavoro da fare, ma il mondo produttivo regionale ha tenuto, contribuendo a quella crescita dell’economia regionale attestata anche dai dati ufficiali. Solo pochi giorni fa la Cgia di Mestre ha pubblicato i dati dell’andamento regionale attestando che il Friuli VG, con il Veneto, è una delle Regioni di punta del Paese, sia per la crescita del Pil che per la tenuta occupazionale. La Regione, dunque, sarà un interlocutore attento alle necessità del mondo della cooperazione”.
Il viceministro all’Ambiente Vannia Gava nel suo videomessaggio, ha sottolineato la sfida della transizione ecologica: “Imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini si trovano in una fase in cui è fondamentale scegliere le strategie più promettenti e sostenibili per la transizione ecologica del Paese”.
Un’organizzazione, quella di Confcooperative Alpe Adria, che è composta, oggi, da 395 imprese con oltre 82mila soci, quasi 13mila addetti per 565 milioni di euro di ricavi (dei quali, 344 milioni destinati al costo del lavoro). I settori più resilienti risultano essere quelli delle cooperative sociali e di quelle che si dedicano alla cultura e al turismo. La produzione e lavoro lascia sul campo il 52 per cento delle imprese (tra il 2015 e il 2016 il numero di addetti in provincia di Udine è passato da 6510 a 901) e l’agricoltura il 34 per cento mentre la cooperazione di consumo segna un meno 93 per cento.
“L’innovazione è un orizzonte al quale le imprese regionali, comprese quelle cooperative, devono guardare con sempre maggiore attenzione – ha aggiunto la Benini – e uno degli strumenti è certamente il Pnrr, ma la sua complessità rischia di non far intercettare le sue opportunità a molte cooperative e piccole imprese”.
“Sarà fondamentale – è intervenuto il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin -, mettere il lavoratore al centro: la questione lavorativa andrà affrontata con maggiore attenzione da adesso in poi, garantendo i diritti e il benessere che spettano agli addetti, ma anche dando alle imprese le possibilità di trovare nel territorio la forza-lavoro qualificata necessaria. Si devono certamente cercare soluzioni per favorire la natalità, ma allo stesso tempo bisogna creare opportunità di lavoro serie e forti per i nostri giovani, rendendo possibile l’attrazione di addetti anche dall’estero”.