In Friuli le aziende faticano a trovare oltre la metà dei lavoratori.
I disoccupati ci sono, eppure le aziende faticano a trovare i lavoratori di cui hanno bisogno: praticamente la metà dei posti sono scoperti e, in Friuli, questo fenomeno è decisamente accentuato.
Secondo l’elaborazione del Centro Studi Cgia di Mestre, basata sui dati dell’indagine periodica Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani dall’Unioncamere-Anpal, tre province della nostra regione sono tra quelle in cui è più difficile trovare le figure richieste.
Pordenone è addirittura seconda in Italia: su 26.790 entrate previste, la criticità di reperimento ha riguardato il 52% dei posti ossia 13.930 lavoratori; Gorizia è terza: qui le difficoltà sono relative al 48,8% delle figure ricercate, ossia 7.670 su 14.750 entrate previste. Tocca poi a Udine, sesta, in cui le imprese hanno faticato a trovare il 47,8% (ossia 21.729 addetti) delle 45.460 entrate previste. Su un totale di 87mila entrate tra le tre province, quindi, il fenomeno ha riguardato quasi 43.400 addetti. A questo si aggiunge Trieste, con 21.040 entrate previste e difficoltà nel 44,2% dei casi.
Ma quali sono le figure professionali più introvabili in Friuli Venezia Giulia? Il settore più colpito è quello delle strutture ricettive e della ristorazione. Al primo posto, infatti, ci sono cuochi in alberghi e ristoranti con 4.130 entrate previste di cui 2.340 (pari al 56,7%) di difficile reperimento.
Seguono i camerieri con 2.680 addetti che non si trovano (37,8% su 7.090 ricercati); poi i commessi delle vendite al minuto (il 31,4% di difficile reperimento su 7.010 ricercati), il personale per servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali (27,9% su 7.970 ricercati) e i baristi (25,6% difficili da trovare su 4.530 ricercati).
Questo nonostante l’Istat dica che in tutto il Fvg ci sono 29mila disoccupati, di cui 25mila tra Pordenone, Udine e Gorizia. E il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro rischia di crescere considerano la diminuzione della natalità e il progressivo invecchiamento per cui le aziende devono fare i conti con il pensionamento delle maestranze.