Azienda del settore spurghi ferma due mesi, ora dissequestrati mezzi e impianti
Sono stati due mesi di “passione” per un’azienda del settore spurghi: la Procura della Repubblica e il Tribunale di Udine, infatti, avevano emanato un provvedimento di sequestro cautelare che ha bloccato i mezzi e gli impianti. Ora, però, il Riesame ha accolto al richiesta di dissequestro e la ditta può ripartire.
L’azienda, regolarmente autorizzata allo svolgimento dell’attività con apposita Aua (Autorizzazione unica ambientale) presso il Comune di Latisana nonché presso gli enti preposti, è stata oggetto di indagini per oltre un anno e mezzo da parte della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Udine. Le accuse sono riferite a possibili prelievi d’acqua presso colonnine pubbliche (c’è un regolare contratto col Cafc, sempre rispettato, dice l’azienda) e ad altre contestazioni circa i trasporti, trasbordi e la gestione del rifiuto non pericoloso legato all’impianto aziendale. Da qui la decisione del sequestro che ha bloccato l’attività. Nonostante diversi dipendenti siano rimasti a casa a causa dei cinque camion fermi, però, l’azienda ha deciso di continuare a pagare le maestranze, senza ricorrere agli ammortizzatori sociali.
Ora il blocco è finito: l’imprenditore friulano, che in questi mesi ha temuto la sua impresa andasse alla deriva, si è visto dissequestrare mezzi e impianto con un ricorso in Appello presentato dai suoi legali, gli avvocati Santo Tutino e Francesca Tutino, e accolto dal Tribunale del Riesame di Udine. Non solo: l’azienda sta valutando un’eventuale richiesta danni.
“Certamente siamo soddisfatti del risultato raggiunto – hanno commentato i legali -, è stata in agonia con l’azienda chiusa e diversi appalti anche pubblici in essere. Per tutto il resto ci trinceriamo dietro un netto no comment essendo il fascicolo ancora in indagine. Ringraziamo comunque, per i modi, i militari della GdF”.