Lo certifica l’indagine di Federconsumatori e Adiconsum, con Swg e Università di Udine
Per due famiglie su tre del Friuli Venezia Giulia, il 63%, il potere d’acquisto è calato nel 2023, anche se solo una su tre in seguito a questa riduzione dichiara di essere stata costretta a modificare le sue abitudini di consumo, nel 9% dei casi in maniera anche piuttosto considerevole e importante.
È quanto emerge dall’indagine sulle abitudini del cittadino consumatore in Fvg presentata oggi a Udine nella sede della Regione dai presidenti regionalidi Federconsumatori e Adiconsum, Angelo d’Adamo e Giuseppe De Martino, e dai ricercatori di Swg, Rado Fonda e Giulia Costantini, che hanno curato le interviste predisposte sulla base di un questionario formulato da Alessio Fornasin e Gian Pietro Zacomer dell’Università di Udine.
Il 38% ha cambiato le sue abitudini in maniera non significativa
In particolare, per quanto riguarda le modifiche al potere d’acquisto, il 38% ha cambiato le sue abitudini in maniera non significativa, come detto il 9% in maniera rilevante, mentre il 53% ha detto di non averle modificate.
I dati rilevano che la percentuale degli impatti negativi è inferiore rispetto a quella rilevata nel 2023, per effetto dell’inflazione che tra il 2022 e lo scorso anno aveva colpito in maniera più grave, però va sottolineato che siamo di fronte a un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie, sia pure meno impattante.
Taglio alla spesa per ristorazione e abbigliamento
Per quanto riguarda, invece, i beni e i servizi tagliati in maniera più consistente da chi ha modificato al ribasso le abitudini di consumo, il 59% dice che ridurrà le spese per la ristorazione e il 43% quelle per l’abbigliamento, che sono le voci colpite in maniera più considerevole.
Rilevata anche una maggiore propensione ad acquistare nella grande distribuzione (dal 54% al 62%), mentre quella per la piccola distribuzione (compresi mercati rionali e prodotti a chilometro zero), scende dal 33 al 27 per cento. Altro tema quello dei prodotti locali: il 47% delle famiglie li considera più cari della grande distribuzione, ma si tratta di una percentuale in lieve calo (era del 51%).
Nonostante il peggioramento delle condizioni economiche, il 58% si dichiara disposto a spendere qualcosina in più per acquistare prodotti di origine certificata. Scende, inoltre, la percentuale di famiglie che in Fvg fanno acquisti su internet: se nel 2023 erano tre su quattro (74%) quelle che si rivolgevano all’ecommerce, ora sono poco più di due su tre (68%): un calo che riguarda soprattutto gli over 54 e le persone a bassa scolarizzazione.
Per gli intervistati il ruolo delle associazioni consumatori è importante : l’80 per cento di quelli che vi si rivolgono ha risolto il problema, il 50% anche in modo definitivo.
Secondo il presidente Federconsumatori Fvg Angelo D’Adamo, l’ulteriore peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie è un fattore che deve preoccupare anche le istituzioni locali, da qui l’esigenza di rendere strutturali le rilevazioni come quella presentata, anche attraverso l’istituzione di un osservatorio dei consumi come tavolo permanente di monitoraggio.
Un’esigenza ribadita anche dal presidente Adiconsum Fvg De Martino, preoccupato per l’inasprirsi della crisi della piccola distribuzione: un aspetto che affiancato dalla rarefazione di uffici postali e sportelli bancari preoccupa per la tenuta non solo economica, ma anche sociale del territorio e delle comunità periferiche.