Non si ferma l’esodo degli infermieri in AsuFc: quasi 200 in meno dal 2021

Nuovo allarme della Fp Cgil Udine in occasione della campagna Curiamoci di noi

Quasi 200 infermieri in meno nel giro di meno di tre anni, un’età media sempre più alta e condizioni di lavoro insostenibili a causa della pesantezza dei turni, del forte ricorso allo straordinario, dei continui richiami in servizio. Tutto questa a fronte di salari fermi al livello del 2022, quindi con un potere d’acquisto sceso almeno del 15% a causa dell’inflazione.

È la situazione denunciata oggi dalla Fp Cgil a margine dell’assemblea dei lavoratori di Asufc, l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, tenutasi alle 13 in concomitanza con la tappa udinese della campagna Curiamoci di noi, l’ultima in regione del tour organizzato dalla Cgil nazionale per discutere con i lavoratori della situazione critica del servizio sanitario pubblico.

Fuga verso il privato

“La mancanza di investimenti e il progressivo drenaggio di risorse verso il privato stanno alimentando la fuga di medici e professionisti dal settore, sempre più vicino al collasso”, commenta Giancarlo Go, della segretaria nazionale Fp, al termine della due giorni in Friuli Venezia Giulia, che prima di Udine ha toccato anche Gorizia, Monfalcone, Trieste e Pordenone.

Obiettivo dell’iniziativa sollecitare un rilancio degli investimenti sul servizio sanitario pubblico, dal rinnovo contrattuale in corso (le risorse stanziate dal Governo corrispondono a un aumento inferiore al 6% in tre anni) a una campagna straordinaria di assunzioni, facendo leva anche su una riforma strutturale del sistema universitario e formativo, capace di restituire attrattività al lavoro in sanità.

Quadro estremamente critico

“La situazione in Friuli Venezia Giulia e in Asufc – spiega Andrea Traunero, segretario Fp Cgil di Udine – non si discosta da un quadro nazionale estremamente critico. Tra il 31 dicembre 2021 e il 31 agosto 2024 l’azienda friulana conta 217 dipendenti del comparto in meno tra infermieri (-177) e altri professionisti come riabilitatori e tecnici (-40). Ma il calo numerico non è l’unico problema: il personale rimasto è sempre più anziano e debilitato, con un tasso crescente di inidoneità per patologie legate allo stress e alle difficili condizioni di lavoro. A fronte di questa emergenza, servono assunzioni e un adeguamento dei salari, che sono troppo bassi per trattenere i professionisti nel sistema pubblico. Sempre più operatori, infatti, abbandonano il servizio pubblico per condizioni di lavoro migliori nel settore privato o altrove”.

Se complessivamente il numero dei dipendenti è stabile, questo è grazie alle assunzioni di Oss, “che non basta però a colmare il vuoto, nonostante la grande dedizione e la professionalità di questi operatori”. Indispensabili, per la Fp, migliori incentivi economici, anche di carattere regionale, e nuove regole per i corsi universitari: “Solo così – conclude Traunero – si potrà invertire la tendenza, restituendo attrattività, prospettive economiche e condizioni migliori di conciliazione tra vita e lavoro a tutte le professioni sanitarie”.