Tra le vittime di Marcinelle, anche 7 lavoratori friulani.
Una delegazione di Clape nel Mondo, con il presidente Lucio Gregoretti, Gianni Pettener, Giovanni de Manzini e il presidente del Teatro Incerto di Udine, Claudio Moretti, ha celebrato la giornata del sacrificio dei corregionali nel mondo a Marcinelle ponendo una corona alla miniera dove l’8 agosto 1956 persero la vita 262 lavoratori: tra le vittime, 136 italiani provenienti dalle regioni più povere compreso il Friuli Venezia Giulia.
Al sindaco di Charleroi Paul Magnette è stata consegnata un’opera d’arte di Giorgio Botto realizzata con il carbone della zona raffigurante la catastrofe diventata simbolo delle tragedie che hanno coinvolto i connazionali nel mondo. Nell’incontro è stato sottolineato che fra il 1946 e il 1956 furono oltre 140 mila gli italiani immigrati in Belgio in seguito all’iniquo accordo di scambio fra operai per le miniere e fornitura di carbone al nostro Paese. Ne furono coinvolte in particolare le vallate della Carnia, del pordenonese e del Cividalese. La tragedia pose fine alle condizioni maggiori di sfruttamento e a nuove prescrizioni sulla sicurezza.
In occasione dell’anniversario, diversi esponenti politici hanno ricordato le vittime del disastro, di cui 7 friulane: “Se anche da una strage si deve cercare di trovare un lato positivo affinché tanti uomini non siano morti invano – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin -, allora possiamo dire che dopo la tragedia avvenuta l’8 agosto 1956 a Marcinelle è iniziato il vero processo di integrazione europea e di tolleranza tra i popoli, dove persone di lingue diverse condividevano la stessa fatica, la stessa fame, la stessa speranza di un futuro migliore per i propri cari. Da non sottovalutare, poi, anche la nascita della consapevolezza del principio secondo il quale non è invece tollerabile morire sul luogo di lavoro“.
“E’ doveroso ricordare i nostri corregionali di ieri e di oggi impegnati all’estero, un tempo spesso per poter sopravvivere a condizioni di miseria assieme alle loro famiglie, oggi alla ricerca di nuove opportunità. Il passato è stato, ma i legislatori e amministratori di oggi, noi tutti – accusa Bordin – abbiamo la possibilità, anzi il dovere di creare quei presupposti affinché i nostri giovani vadano sì all’estero per fare esperienza, per imparare nuove tecniche, per confrontarsi, ma poi abbiano la certezza che anche in Italia si può fare carriera ed essere remunerati secondo giusti parametri”.
Le sette vittime friulane.
“La dignità e la sicurezza sul lavoro, le scelte strategiche dello sviluppo industriale, i pregiudizi e le discriminazioni verso lo straniero: sono i nodi della tragedia di Marcinelle, dramma connotato di temi cruciali ancora oggi irrisolti” ha commentato la segretaria regionale del Pd, Caterina Conti.
“Quella tragedia del 1956 – ha continuato -, fu un boato riecheggiato fin a qui, che scosse le nostre comunità con la morte dei corregionali Ferruccio Pegorer di Azzano Decimo, Pietro Basso di Fiume Veneto, Lorenzo de Santis di Flaibano, Ciro Piccoli di Povoletto, Ruggero Castellani di Ronchis di Latisana, Armando Zanelli di San Giorgio di Nogaro e di Mario Buratti di Udine, insieme ad altri 255 minatori”.
“C’è ancora molto da imparare da quella tragedia – ha concluso Conti -. I minatori di Marcinelle allora, le oltre 500 mila denunce all’anno per infortuni sul lavoro oggi, di cui 1.200 caduti l’anno negli ultimi 10 anni, non siano mancati invano: spetta a chi governa far rispettare le leggi e far eseguire i dovuti controlli. Ma anche ogni cittadino e lavoratore è investito da una responsabilità collettiva, che può fare la differenza nell’alzare il livello di consapevolezza e sicurezza“.