L’allarme di Confcooperative Fvg per i dazi Usa.
Cresce la preoccupazione nella filiera agricola del Friuli Venezia Giulia per il possibile impatto dei dazi Usa sui prodotti europei. Il Centro Studi di Confcooperative stima che l’introduzione di dazi doganali sul “Made in Italy” potrebbe portare a un immediato aumento dei prezzi dei prodotti italiani sul mercato USA, con una conseguente riduzione delle esportazioni tra il 15% e il 30% per prodotti chiave come vino, ortofrutta, formaggi Dop, oltre a prodotti trasformati come pomodoro e pasta.
“Per il mercato dei kiwi, l’impatto di eventuali dazi statunitensi sarebbe sicuramente molto significativo, poiché il Nord America rappresenta la principale destinazione di esportazione, assorbendo circa l’80% della nostra produzione“, sottolinea Livio Salvador, presidente della cooperativa agricola Frutta Friuli di Spilimbergo, principale produttore di kiwi in regione con circa 16 mila quintali.
A rischio anche l’export del vino
Il settore vitivinicolo guarda con timore all’eventualità di una guerra commerciale tra UE e USA. “Le esportazioni del vino friulano verso gli Stati Uniti sono andate molto bene nel 2024 e anche il mese di gennaio ha visto una crescita dell’11% per il Prosecco. Il mercato nordamericano è strategico, coprendo il 50% della nostra produzione e compensando il rallentamento di altri mercati europei, come quelli dell’Europa orientale, penalizzati dalla guerra in Ucraina”, afferma Flavio Bellomo, di Vini La Delizia.
A condividere la preoccupazione è Venanzio Francescutti, presidente regionale di Fedagripesca Confcooperative, che rappresenta 108 cooperative agricole con un fatturato di 639 milioni di euro: “Il mercato nordamericano è al momento il più dinamico, mentre la Germania è in crisi. Un conflitto commerciale UE-USA ridurrebbe la competitività dei nostri prodotti, incrementando i costi logistici e incidendo negativamente anche sui consumi europei, con un impatto complessivo sull’economia”.
Preoccupazioni trasversali nel settore agricolo
Anche i settori non direttamente colpiti dai dazi guardano con apprensione alla situazione. “Il vivaismo viticolo non subirebbe i dazi in modo diretto, ma potrebbe risentire dell’impatto sui viticoltori”, afferma Alessandro Leon, presidente dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, leader mondiale nella produzione di barbatelle e presente negli USA con una società controllata dal giro d’affari di 16 milioni di euro. “Il mercato nordamericano è cruciale sia per le barbatelle che per il vino, quindi seguiamo con attenzione la possibile evoluzione della guerra commerciale”.
A livello nazionale, il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, evidenzia la portata del problema: “L’imposizione di dazi potrebbe tradursi in una perdita di fatturato per il settore di circa 1,5-2 miliardi di euro annui. Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano, con un valore complessivo di circa 6 miliardi di euro”.