I dati sull’inquinamento dell’aria nelle città del Friuli.
Brutte notizie sul fronte dell’inquinamento: per quanto riguarda la qualità dell’aria, le città del Friuli peggiorano ed è un peggioramento più “pesante” di quello che registra una metropoli come Roma.
A dirlo sono i dati pubblicati dal Deutsche Welle, in collaborazione con l’European Data Journalism Network di cui fa parte anche il Sole 24 Ore che ha analizzato la situazione italiana, sulla base delle rilevazioni satellitari di monitoraggio atmosferico di Copernicus.
In Italia ci sono 58 città (in cui vive il 73% della popolazione) dove la concentrazione di polveri sottili, in particolare le Pm2,5, supera la soglia stabilita dall’Oms di 10 microgrammi per metro cubo; tra le zone più colpite, e non è una sorpresa, c’è la Pianura Padana.
In base alle rilevazione storiche, ad esempio, la concentrazione media di particolato a Biella è cresciuta del 17,2% dal 2018 al 2022; a Lecco del 14,8% e a Vicenza del 14,3%. Il record di sforamento, però, spetta a Cremona con una media nei primi otto mesi del 2023 di oltre 24 microgrammi per metro cubo, anche se in diminuzione dell’8,8% tra 2018 e 2022.
Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, tutti e quattro i capoluoghi rientrano nelle città che hanno sforato i limiti: la peggiore è Gorizia, al 26esimo posto nazionale, con una concentrazione di 14,2; al secondo posto Pordenone, con 13,1 (30esima); al terzo posto Trieste (34esima) con 12,7 microgrammi al metro cubo e al quarto posto Udine, 40esima in Italia, con 11,5 microgrammi al metro cubo.
A preoccupare, però, è l’aumento di particolato nell’aria dal 2018 al 2022: a parte Trieste, che segna un calo dello 0,4%, tutti gli altri tre capoluoghi registrano un trend di crescita. Anche in questo caso, Gorizia ha il dato più negativo con un +6,5%, seguita a ruota da Pordenone con un +6,3%. Chiude ancora Udine con un aumento in quattro anni del 5,1%. Peggio di Roma, appunto, che in classifica è 41esima e in cui la crescita di concentrazione di Pm2,5 si è fermata al 3,3%.
Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità propone di ridurre il limite massimo di Pm2,5 a 5 microgrammi per metro cubo, in base a nuovi studi scientifici che dimostrano la pericolosità delle polveri sottili anche a concentrazioni più basse.