I controlli dei carabinieri di Udine e della Forestale.
Una dozzina di pattuglie di carabinieri del Comando provinciale di Udine e dell’organizzazione Forestale sono state impegnate, ieri pomeriggio, in un servizio di controllo del trasporto su strada di rifiuti in diversi luoghi della provincia. L’obiettivo era quello di verificare il rispetto delle normative di settore attraverso l’iscrizione dei trasportatori all’Albo nazionale gestori ambientali, il conseguente possesso e la corretta compilazione del formulario identificazione rifiuti, il cosiddetto Fir, nonché la corrispondenza con la merce trasportata.
Si tratta di una filiera di reati ambientali, disciplinati dal decreto legislativo numero 152 del 2006, che includono, tra gli altri, gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti pericolosi e non, e possono essere commessi da imprese produttrici, trasportatori e da società che gestiscono impianti di conferimento/riversamento di rifiuti. A sua volta la disciplina del trattamento e trasporto dei rifiuti vigente in Italia deriva da numerose direttive dell’Unione Europea recepite nel corso degli ultimi anni.
Il servizio fa parte di una mirata campagna di controlli disposta dal Comando generale dell’Arma dei carabinieri al fine di contrastare l’illecita gestione dei rifiuti, pericolosi e non, che contribuisce non solo all’inquinamento ambientale ma anche al danneggiamento del tessuto economico del nostro Paese. Il fenomeno, non di rado appannaggio di gruppi criminali di matrice mafiosa, si realizza attraverso il trasporto sulla rete stradale nazionale ed internazionale, con l’utilizzo di veicoli che viaggiano dal luogo di produzione al sito di smistamento e riversamento.
I controlli svolti ieri in maniera sinergica dall’Arma territoriale e dai reparti specializzati dell’organizzazione Forestale lungo le strade dell’hinterland udinese hanno permesso di sottoporre a verifica 14 di mezzi e altrettante persone, senza riscontrare alcun illecito. L’attività è stata finalizzata non solo alla difesa dell’ambiente e della salute pubblica, ma anche alla tutela della corretta e leale concorrenza tra le imprese. Infatti, chi agisce illecitamente, operando “in nero” e non seguendo le regole, danneggia tutte le altre aziende che invece svolgono la propria attività nel rispetto della legalità, la quale sì, rappresenta un costo, ma è anche garanzia di diritti e servizi di pubblica utilità a beneficio di tutta la comunità.