I consigli per l’esame di maturità.
Conto alla rovescia per gli esami di maturità in Friuli Venezia Giulia che vede impregnati oltre 9mila studenti in tutta la regione. Domani mattina scatta la prima prova, quella di italiano, che durerà sei ore: tra ultimi ripassi e toto- tracce, anche Andrea Zilli, il professore udinese di dattilografia del docu-reality “Il Collegio” di Rai 2, ha scritto una lettera per dimostrare la vicinanza ai maturandi.
Cari ragazzi di quinta di tutta Italia, fra poche ore vi appresterete alla maturità. Mi rivolgo a tutti voi per esprimervi la mia vicinanza. La maturità può sembrare un “rito” solo se visto con gli occhi (magari un po’ stanchi) dei grandi. Per chi la deve affrontare il discorso è molto diverso.
La prima cosa che vorrei dire a voi maturandi è di non dare troppo peso alle difficoltà del presente. Sono cinque anni, in fondo, che vi preparate per questo esame. Anzi, ben di più, perché nessuno si deve dimenticare di quanto le maestre delle elementari e i professori delle medie hanno fatto per voi e con voi.
Ogni “esperienza” contiene in sé una “prova”, come dimostra l’etimologia più attestata della parola (dal latino “experior”). È considerato “esperto” colui che ha acquisito conoscenza per averne “fatto prova” e per questo può “dar prova” del suo sapere. Ma un’esperienza è anche un avvenimento che ci prende da una data condizione e, attraverso un percorso, ci fa raggiungere un altro stato di consapevolezza. Può renderci più ricchi o più poveri, ma sicuramente ci lascerà diversi. Non tutti i fatti che capitano sono delle esperienze, ma solo quelli a cui riconosciamo questo “rango” particolare.
Vi incoraggio a guardare avanti, al salto che vi attende, a fare progetti, a “dar prova” di voi, delle vostre capacità e del vostro coraggio, a dire e far sapere che potrete essere d’aiuto agli altri, che anche noi adulti che vi esamineremo possiamo riporre in voi la nostra fiducia nel futuro.
Il mio augurio è che la vostra maturità possa essere una di quelle esperienze da custodire nel tempo per il loro valore, da ricordare a lungo certo anche per le emozioni che muoverà, ma più ancora per il significato personale e sociale che potrete riconoscere in questo esame. Oggi si chiama solo “Esame di Stato” ma, come vedete, io continuo a chiamarlo ancora “prova di maturità”. Perché di fatto è una “prova” alla quale il nome attuale toglie burocraticamente il fascino implicito delle attese e delle promesse che qui invece desidero sottolinearvi.
Vorrei dirvi allora questo, maturandi. Il futuro vi chiama e vi chiede di presentarvi, in maniera ufficiale, per quello che siete, in primis, e per quello che avete imparato. Vedete questo esame come un modo per rispondere “presente” alla chiamata del vostro futuro, ognuno alla sua maniera. È un futuro che riguarderà tutti noi, anche i professori che vi faranno domande, ma che soprattutto voi dovrete affrontare con coraggio.
Abbiamo davanti a noi un tempo straordinariamente complesso, pieno di sfide: la sfida ambientale, la necessità di trovare nuovi modelli di sviluppo, la convivenza in società sempre più aperte. Bisognerà davvero rimettere in moto questo nostro Paese negli anni a venire.
Io come insegnante voglio credere in voi. Ho bisogno di credere in voi, di pensare che voi ragazzi che abbiamo accompagnato in questi anni, sarete in grado di affrontare con maturità le grandi sfide che abbiamo davanti.
Qualcuno ha detto che gli esami non finiscono mai ed è così. Tanti altri esami vi aspetteranno nel mondo dei grandi, ma questo è senz’altro il primo. Vorrei allora che ognuno di voi, cari studenti, prendesse in mano il suo esame e se ne sentisse protagonista, per vivere (e non subire) un’esperienza, una “prova” necessaria per presentarsi con fiducia e consapevolezza a quel futuro che vi aspetta ed ha bisogno di voi.