Usare meglio l’acqua potabile: la ricerca dell’Università di Udine.
L’acqua potabile si esaurisce, e l’Università di Udine cerca di correre ai ripari. Spiegando come evitare gli sprechi e come usare al meglio una risorsa preziosa come l’acqua. Dalle strategie per ridurre la vulnerabilità dei sistemi di distribuzione idrica all’utilizzo della modellazione numerica come strumenti di supporto al sistema fognatura-impianto, con i casi di studio di Comuni di Caneva e di Buttrio, dalla trasformazione degli impianti di depurazione per riutilizzare le acque reflue in modo sostenibile, fino alla realizzazione di un essiccatore di ultima generazione a San Giorgio di Nogaro e alla costituzione di una rete di imprese tra i sette Gestori del Servizio Idrico del Friuli Venezia Giulia e dei Comuni del Veneto orientale.
Sono questi alcuni tra i principali progetti di ricerca sui temi della gestione e trattamento dell’acqua, che saranno presentati dal gruppo di Inquinamento e depurazione dell’ambiente del dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura dell’Università di Udine e dai gestori regionali del Servizio idrico integrato mercoledì 22 marzo nell’auditorium della biblioteca universitaria dei Rizzi dalle 9.30 alle 13 durante il 1°seminario dell’Autorità Unica per i Servizi Idrici e i Rifiuti (AUSIR) aperto al pubblico dal titolo “Risorsa acqua e territorio: attualità e casi studio in FVG”, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua.
La ricerca dell’Università di Udine.
Partendo dalla considerazione che la ricorsa acqua potabile è esauribile e che i cambiamenti climatici e l’abbassamento l’inquinamento delle falde e dei corpi idrici rendono questo bene sempre più prezioso, Federico Spizzo e Alessia Cossettini dell’Università di Udine, spiegheranno le strategie di ricerca in atto per ridurre le perdite nelle reti dell’acquedotto, individuare tempestivamente le rotture e definire un metodo di disinfezione sicuro. I casi di studio dei Comuni di Caneva, in provincia di Pordenone e di Buttrio, in provincia di Udine, saranno al centro della relazione di Andrea Zanolla e Roberto Perin dell’ateneo friulano, che illustreranno come la modellazione numerica possa essere usata per limitare gli sprechi e sfruttare le peculiarità del territorio come strumento di progettazione e di verifica del sistema fognatura-impianto.
Il passaggio dalla classica depurazione di acque reflue al loro recupero e riutilizzo per scopi come irrigazione, lavaggi industriali e ricarica delle falde è l’obiettivo del lavoro di Matia Mainardis, Marco Buttazzoni, Elisabetta Gover e Alessandro Moretti dell’Università di Udine che propongono la trasformazione degli impianti di depurazione in bio-raffinerie tramite l’utilizzo di strategie non convenzionali e sostenibili, come ad esempio il trattamento di Inattivazione Fotodinamica che consiste nell’uso di molecole attive in presenza di luce, provenienti da scarti di lavorazione vegetale. Studi sulle acque reflue di Lignano hanno dato risultati significativi.
L’impianto di San Giorgio di Nogaro.
Toccherà poi a Nicola De Bortoli di Cafc illustrare l’innovativo essiccatore a bassa temperatura di ultima generazione che punta a dare una concreta soluzione alla questione del trattamento dei fanghi da depurazione. Alimentato per la maggior parte da energia rinnovabile e dal sistema di trigenerazione esistente per il trattamento dei fanghi disidratati prodotti dai gestori della Regione Fvg, l’impianto sarà realizzato a San Giorgio di Nogaro e sarà finanziato con 10 milioni di euro del PNRR e con i restanti 2.500 dal Cafc, su un’area dismessa da riqualificare.
Per AcegasApsAmga, Maria Mazzurco illustrerà la Smart Water Management Fvg, la rete d’impresa nata tra i sette gestori del Servizio idrico del Friuli Venezia Giulia e dei Comuni del Veneto orientale che punta ad unire le professionalità, avviare collaborazioni con le università del territorio, adottare un modello per la simulazione di comportamenti della rete per la ricerca delle perdite e la pianificazione degli interventi, sfruttando i modelli di Intelligenza artificiale e machine learning. Il progetto ha ottenuto un finanziamento di 37 milioni di euro fondi del PNRR piazzandosi al quarto posto nella graduatoria nazionale.
Enrico Altran spiegherà come all’interno di questo progetto sia proposto un nuovo approccio e l’adozione di una nuova organizzazione della filiera dai pozzi e dalle sorgenti, fino ai rubinetti di casa, per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui sistemi di prelievo e distribuzione dell’acqua potabile. L’incontro terminerà con una tavola rotonda moderata da Daniele Goi dell’Università di Udine.