Che aria respiriamo? In Friuli la qualità non migliora: “A rischio la salute dei cittadini”

La qualità dell’aria in Friuli.

I livelli di inquinanti restano stabili, ma da anni non migliorano in modo deciso e quindi rimangono sotto i nuovi parametri stabiliti dall’Ue: la qualità dell’aria, in Friuli, non fa passi avanti. A dirlo è il nuovo report di Legambiente Mal’Aria di città 2024, redatto nell’ambito della “Clean Cities Campaign”, secondo il quale la lotta allo smog è ancora in salita.

I dati sono stati presentati assieme all’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) per sottolineare il forte nesso tra l’inquinamento atmosferico e effetti negativi sulla salute in termini di morti premature e costi sanitari.

La situazione.

Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’Unione europea, previsti per il 2030 e soprattutto dai
valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone.

In Friuli Venezia Giulia.

D’altronde, stando ai dati sulla qualità dell’aria registrati, gli stessi cittadini della nostra regione ormai da diverse settimane sono esposti ad alti livelli di inquinamento. A titolo di esempio a Gorizia – che sconta problematiche transfrontaliere – le polveri sottili PM2.5 hanno raggiunto il valore di 71 μ/m3 (microgrammi su metro cubo di aria) quale media giornaliera del 06 febbraio, mentre le PM10, sempre nella stessa giornata, hanno fatto registrare una concentrazione pari a 77 μ/m3 (il limite giornaliero attuale è di 50, con massimo 35 sforamenti l’anno).

A Pordenone e a Udine la situazione non cambia: concentrazioni che hanno raggiunto valori medi giornalieri di 83 e di 68 μ/m3 rispettivamente per le PM10 e PM2.5 a Pordenone; 87 μ/m3 di PM10 e 64 μ/m3 di PM2.5 a Udine. Meno allarmanti i dati registrati a Trieste ma comunque concentrazioni di PM2.5 che sfiorano il doppio della soglia attuale.

Valori che se confrontati sia con i nuovi limiti normativi previsti per il 2030 che con le soglie indicate dall’OMS per il 2035 richiedono urgentemente un taglio netto delle concentrazioni ed un forte impegno verso politiche ed azioni atte a conseguire tale obiettivo.

I dati analizzati.

Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 relativi alle concentrazioni delle polveri
sottili (PM10, PM2.5) e del biossido di azoto (NO2)
raccolti dalle centraline di monitoraggio delle Agenzie regionali per la protezione ambientale dei capoluoghi di provincia.

Per quanto riguarda il particolato PM10 le concentrazioni medie annue delle centraline risultano inferiori al limite massimo consentito dalla normativa vigente (40 μg/m3), valori che si registrano costantemente negli ultimi 20 anni. Si rileva una sostanziale conferma dei valori dell’anno precedente con lievi variazioni. Diminuisce leggermente il valore medio tra le quattro città (da 21 μg/m3 del 2022 si passa a 20,3 μg/m3 nel 2023) ma si conferma stabile negli ultimi cinque anni. Pordenone e Udine confermano i valori del 2022 pari rispettivamente a 23 μg/m3 e 21 μg/m3.

Se si considerano i nuovi limiti previsti dalla revisione della Direttiva sulla Qualità dell’aria (20
μg/m3 dal 2030) Pordenone e Udine mostrano valori superiori a quelli previsti. Preoccupa che nessuna città registra valori di PM10 inferiori a quelli previsti dalle nuove linee guida OMS che indica in 15 μg/m3 la media annuale da non superare.

La riduzione delle concentrazioni per la tutela della salute pubblica risulta compresa tra il 21% di Trieste e il 35% di Pordenone. Inoltre, il 2023 ha visto aumentare il numero di superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni medie giornaliere di PM10: inversione di tendenza a Pordenone, sono 26 gli sforamenti rispetto ai 17 del 2022 e ai 20 del 2021.

Le concentrazioni medie annue di particolato PM2.5 si mantengono al di sotto della soglia di legge in vigore (fissata sulla sola concentrazione media annuale pari a 25 μg/m3) confermando sostanzialmente l’andamento degli ultimi anni. In lieve diminuzione la media tra le quattro città (da 14,25 μg/m3 si scende a 13,25 μg/m3). Pordenone conferma il valore del 2022 (16 μ/m3): le altre città mostrano valori da 12 a 13 microgrammi per metro cubo. Nessuna città registra concentrazioni con valori inferiori al limite di 10 μg/m3 stabilito per il 2030 per raggiungere il quale sarebbe necessaria una riduzione compresa tra il 14% di Trieste e il 36% di Pordenone rispetto alle concentrazioni attuali.

Anche nel caso del PM2.5 nessuna città mostra valori al di sotto della soglia di 5 μg/m3 stabilita dall’OMS che ha come obiettivo esclusivamente la salute delle persone. Tale dato è particolarmente allarmante se si considerano gli effetti altamente negativi che tale inquinante ha sulla salute umana e sull’ambiente (l’Agenzia europea per l’ambiente stima in Italia, al 2021, 46.800 morti premature a causa del PM2.5).

La maggiore criticità si presenta a Pordenone che dovrebbe abbattere le concentrazioni di PM2,5 del 69% per raggiungere il valore dell’OMS. Anche per altre città l’impegno a ridurre le
concentrazioni sarà notevole: a Udine la riduzione dovrà essere del 61%; a Gorizia e Trieste del
58%.

Infine, il biossido di Azoto – NO2: nel 2023, come avviene da alcuni anni, in nessuna città le concentrazioni medie annue superano il limite attuale di legge (40 μg/m3): Pordenone (27 μg/m3) e Trieste (22 μg/m3) presentano i valori medi più alti (in diminuzione). A seguire Udine con 19 μg/m3. Gorizia conferma la tendenza decrescente e mostra il valore medio più basso pari a 16 μg/m3.

Udine e Gorizia rispettano anche il nuovo limite da raggiungere entro il 2030. Più critica la situazione nei confronti del valore posto a tutela della salute umana dall’OMS (10 μg/m3): tutte le città regionali ad oggi superano (e di molto) tale limite. Le criticità maggiori a Pordenone e Trieste che dovrebbero diminuire i livelli di NO2 rispettivamente del 63% e 54%. Per Udine e Gorizia la riduzione dovrebbe essere del 47% e del 37%.

Le proposte per migliorare la qualità dell’aria.

Legambiente e Isde hanno presentato anche le loro proposte per ridurre l’inquinamento atmosferico, che spaziano dalla mobilità al risparmio energetico, dall’attenzione alle aree rurali al monitoraggio per la tutela della salute.

Tra questi, cui investimenti massici nel trasporto pubblico locale anche con prezzi differenziati e gratuiti; la mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, gli incentivi alla mobilità attiva (usando la bici per andare al lavoro o a scuola), la trasformazione delle città attraverso le Ztl e le Low emission o Zero emission Zone, l’ampliamento delle reti ciclo pedonali, la creazione di zone a 30 km orari.

E ancora, un piano di riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, accompagnato da azioni e politiche finalizzate alla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento disincentivando e dismettendo le caldaie a gas a favore di sistemi più efficienti e alimentati da fonti rinnovabili, vietando le caldaie a biomassa nei territori più inquinati.

Per quanto riguarda le campagne, la proposta è di vigilare sul livello delle emissioni ammoniacali e favorire investimenti per la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano.