Sacile al centro del Friuli: le celebrazioni della 48esima Fieste de Patrie dal Friûl

Le celebrazioni della 48esima Fieste de Patrie dal Friûl.

Si sono concluse, nel Comune più occidentale del Friuli, Sacile, le celebrazioni della 48esima edizione della Fieste de Patrie dal Friûl con cui si sono ricordati i 948 anni dalla costituzione dello Stato patriarcale friulano, fondato il 3 aprile 1077. La città-porta del Friuli rappresenta una scelta particolarmente simbolica in quanto, nel 1366, il patriarca Marquardo di Randeck la scelse per promulgare le Constitutiones Patriae Fori Iulii.

Le celebrazioni.

Organizzata quest’anno da Comune di Sacile, Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e Agenzia regionale per la lingua friulana – ARLeF, in collaborazione con l’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, la Fieste de Patrie dal Friûl è cominciata, in piazza Sant’Odorico, con il tradizionale alzabandiera della Bandiera del Friuli. Presenti, come di consueto, tantissime autorità, insieme ai sindaci e ai rappresentanti dei comuni del territorio friulano. Successivamente, nella Chiesa di Sant’Ulderico è stata celebrata Santa Messa con letture e preghiere in friulano, sloveno, tedesco e veneto.

Terminata la funzione, le cerimonie si sono spostate alla Loggia del Municipio, dove si è tenuto il saluto di benvenuto agli ospiti e alla cittadinanza. Le celebrazioni civili sono poi proseguite al Teatro Ruffo. Ad aprirle è stata l’esecuzione dell’Inno del Friuli intonato dalla talentuosa mezzosoprano Valentina Volpe Andreazza, accompagnata al pianoforte da Ruggero Spagnol, assessore alla cultura della Città di Sacile. Terminato l’inno, come da programma c’è stata la lettura della Bolla imperiale e il tradizionale scambio della bandiera tra il sindaco di Tarcento Maurizio Steccati, che aveva ospitato la Festa lo scorso anno, e il sindaco di Sacile, Carlo Spagnol. Sono seguiti gli interventi delle molte autorità presenti.

Gli interventi.

Dopo l’intervento del sindaco, nel corso della cerimonia civile sono intervenuti: Geremia Gomboso, presidente dell’Istitût Ladin Furlan; Daniele Sergon, presidente dell’ACLIF – Assemblea della comunità linguistica friulana; Dorino Favot, presidente dell’ANCI FVG – Associazione Nazionale Comuni Italiani; Angelo Montanari, che dal prossimo ottobre sarà il rettore dell’Università degli Studi di Udine; Eros Cisilino, presidente dell’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana; gli onorevoli Isabella De Monte e Emanuele Loperfido; la senatrice Tatjana Rojc; Markus Maurmair, per il Consiglio Regionale FVG; Mario Anzil, vicepresidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e assessore alla cultura; il governatore della Regione Massimiliano Fedriga (con un video intervento).

Presenti, inoltre, Rita Nassimbeni presidente del Consiglio comunale di Udine e la consigliera Stefania Garlatti Costa; Maurizio Negro, assessore del Comune di Gorizia; Stefania Miotto per la Società Filologica Friulana; Gabrio Piemonte per l’Ente Friuli nel Mondo.

Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, intervenendo in un video messaggio, ha ricordato come la città di Sacile, nel 1366, fu teatro dell’approvazione della Costituzione della Patria del Friuli. Una delle più alte espressioni di autonomia istituzionale in Europa.

“Da quel momento – ha ricordato il governatore – la nostra terra visse, per oltre tre secoli, un periodo di unità e coesione, in cui si svilupparono una lingua comune, una cultura condivisa e un forte senso di appartenenza. Il Patriarcato fu anche esempio di pluralità e convivenza. Al fianco della lingua friulana, si garantiva rispetto e tutela alle lingue culture delle comunità slovene e germanofone. Un modello di pluralismo che oggi, in un’Europa che cerca nuovi equilibri, resta un riferimento importante. Questa giornata ci ricorda che l’identità friulana è fondata sull’autonomia ma anche sulla responsabilità. Celebrare la nostra storia non significa rimanere ancorati al passato, ma rinnovare l’impegno a trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza delle proprie radici.

“La lingua friulana – ha rimarcato – rappresenta un elemento essenziale di questo patrimonio. Promuoverla nei contesti educativi, nell’istituzioni e i mezzi di comunicazione è un dovere che ci assumiamo, perché attraverso la lingua passa non solo la memoria, ma la capacità di affrontare il futuro con consapevolezza. Il Friuli Venezia Giulia, grazie anche alla propria autonomia speciale, ha saputo dimostrare che è possibile coniugare autogoverno e responsabilità, identità e apertura, tradizione e innovazione. Questo è il contributo che vogliamo continuare a offrire all’Italia e all’Europa. Essere un esempio concreto di coesione nella diversità, di rispetto delle specificità e di solidarietà tra le comunità. La Fieste del Patrie dal Friûl rinnova oggi il senso di appartenenza che ci unisce. Ci ricorda – ha chiuso il presidente Fedriga – che siamo custodi di un’eredità preziosa, fatta di istituzioni solide, di pluralismo culturale e di coesione sociale e che questa eredità va custodita, difesa e trasmessa”.

Nel suo intervento, Mario Anzil, vice presidente del F-VG e assessore alla cultura, ha evidenziato l’importanza di conservare l’identità, ricordare i valori degli avi – un patrimonio di secoli di laboriosità e capacità di superare le avversità, come la ricostruzione post terremoto -, ma anche alimentare la consapevolezza nelle giovani generazioni di essere all’altezza di queste radici per costruire un futuro solido.

Nel ricevere la bandiera dall’omologo di Tarcento, che ha ospitato la Fieste lo scorso anno, Carlo Spagnol, sindaco della Città di Sacile, ha posto l’accento sulla storia della città sottolineando come: “Sacile è stato ed è ancora un crocevia. Siamo orgogliosi di avere le nostre radici in Friuli. Noi vogliamo continuare a portare avanti questo legame, con l’aiuto di tutti, anche attraverso il recupero dei legami, delle tradizioni, che sono il nostro patrimonio e che sapremo coltivare e far crescere nell’interesse comune, guardando con ottimismo al futuro”.

Anche il presidente dell’ARLeF, Eros Cisilino, ha posto l’accento sull’importanza di Sacile nella storia del Friuli: «Con le celebrazioni della Fieste de Patrie dal Friûl a Sacile abbiamo acceso i fari su un fatto storico non ancora sufficientemente noto: seicentocinquantanove anni fa, nel 1366, su impulso del patriarca Marquardo di Randeck, in questa città venivano promulgate le Constitutiones Patriae Fori Iulii, ovvero un volume che conteneva i “codici” del diritto friulano, poi rimasti in vigore fino al 1797. Una codificazione giuridica all’avanguardia per l’epoca, così come del resto lo era il Parlamento della Patria, uno dei più antichi d’Europa e dei più longevi della storia, dove accanto ai nobili e agli ecclesiastici, sedevano anche i rappresentanti dei Comuni. Le Constitutiones erano significativamente innovative sotto diversi punti di vista, ma senz’altro per il peso che davano alle donne, alle quali riconoscevano tutele e diritti non immaginabili per l’epoca e diventati universalmente riconosciuti solo secoli dopo. Si tratta di aspetti fondamentali che in una certa misura, da un punto di vista legislativo, ponevano la donna alla pari dell’uomo: poteva ereditare i beni del marito, in mancanza di eredi maschi, e aveva potere sul suo patrimonio in casi precisi. Temi tutt’altro che secondari e che hanno visto il Friuli antesignano, rimarcando così, ancora una volta, la sua autonomia».

La senatrice Tatjana Rojc, ringraziando per l’invito e complimentandosi per le celebrazioni, ha fatto invece un appello affinché si continui a coltivare lo studio delle lingue che compongono il panorama linguistico regionale e che lo si faccia con l’impegno profuso dall’UniUd, sin dalle sue origini, essendo il Friuli oggi al centro dell’Europa: la forza di questo territorio.

Ha invece posto l’accento sul legame dei friulani con i loro simboli l’onorevole Isabella De Monte. Prima fra tutti, la bandiera con la sua aquila. De Monte ha sottolineato l’unicità del Friuli, terra in cui le differenze dei popoli coesistono pacificamente. Ha quindi parlato di un obiettivo comune: la ratifica della Carta europea delle lingue minoritarie, attesa da oltre 20 anni, un passaggio sostanziale che è necessario avvenga.

Il deputato Emanuele Loperfido salito sul palco del Teatro Ruffo, ha sottolineato come le istituzioni debbano saper essere all’altezza del popolo che rappresentano e ha lanciato una sfida verso il futuro, in previsione del ritorno alle province, auspicando che siano in grado di essere snelle, di ascoltare il territorio, mettendolo nelle condizioni di saper correre per essere pronto ad affrontare a testa alta le sfide del futuro.

A portare i saluti del presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, c’era invece il consigliere regionale, Markus Maurmair il quale ha sottolineato come «non ci siano friulani di serie a o di serie b, ma che anzi, chi desidera prendere la bandiera del Friuli e metterla fuori dalla propria casa, per rivendicare l’appartenenza a un popolo – al di là delle diversità presenti sul territorio – credo vada apprezzato e incoraggiato».

Il neo eletto rettore dell’Università di Udine, Angelo Montanari, in carica dal prossimo 1° ottobre, ha posto l’accento su quello che ha definito «un tratto distintivo del nostro Ateneo, che va coltivato con grande cura: la coesistenza di un forte radicamento con il territorio e uno sguardo che spazia in tutte le direzioni». Ricordando il padre, primo sindaco di Sacile nel secondo dopoguerra, poi emigrato in Argentina, ha aggiunto: «Credo ci sia una rete di rapporti che lega le diverse realtà del Friuli e che oggi l’Università di Udine sia uno dei nodi più importanti di questa rete, svolgendo un ruolo fondamentale nel rafforzamento e nella valorizzazione del nostro territorio».

«Come Istitût Ladin Furlansiamo stati i primi, dopo l’iniziativa del 1977, organizzata da Pre Checo Placerean, a sostenere le celebrazioni della Fieste de Patrie dal Friûl. A quarantotto anni di distanza da quel giorno, siamo contenti che la Regione abbia riconosciuto questa iniziativa. Ancora più bello è vedere che il ricordo della nascita del Patriarcato di Aquileia, e quindi del Friuli, si allarga ogni giorno di più. Quindi devo dire grazie alla Regione, che ci ha creduto, così come all’ARLeF e al Comune di Sacile, quest’anno. Ma soprattutto il mio grazie va al popolo friulano che sta riscoprendo la sua storia. Una storia che ci era sempre stata negata, ma che è una storia grandissima. Le celebrazioni che si sono svolte a Sacile, dove sono state promulgate le Constitutiones della Patria volute da Marquardo, dimostrano quanto il patriarcato fosse tra i più avanzati d’Europa», ha ricordato Geremia Gomboso, presidente dell’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean” rimarcando anche che «è doveroso esprimere una profonda preoccupazione per il mancato rispetto delle normative che dovrebbero garantire l’insegnamento della lingua friulana nelle nostre scuole. Le risorse stanziate, sebbene importanti, non sembrano garantire una presenza capillare e efficace della lingua friulana nel sistema educativo regionale. Quante altre generazioni – ha chiuso domandandosi retoricamente – dovranno passare prima che l’insegnamento del friulano venga riconosciuto per quello che è: un diritto fondamentale di tutti noi?».

Il pomeriggio della Fieste.

Il programma della Fieste è proseguito, nel pomeriggio, dopo il tradizionale pranzo, offrendo ai presenti la possibilità di partecipare ai molteplici itinerari culturali. Fra essi l’importante mostra d’arte “Stralûs. 1985-2025 Arte in Friuli / Art in Friûl”, frutto della collaborazione fra la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, l’Università degli Studi di Udine, il Comune di Sacile e l’ARLeF, ospitata a Palazzo Ragazzoni, che resterà aperta fino all’11 maggio.