La situazione del caro bollette in Friuli Venezia Giulia.
Qualche bar e ristorante ha cominciato a ridurre gli orari o a aprire solo durante il fine settimana. Alcuni negozi hanno iniziato a tenere tutto spento la sera e persino qualche catena di supermercati ha deciso di tirare giù il contatore delle insegne alla chiusura. Colpa del caro bollette, ma anche una risposta consapevole alla crisi energetica, che si potrebbe palesare con maggiore virulenza nei prossimi mesi. Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina si stanno facendo sentire ad ogni livello anche in Friuli e gli esercenti cercano di fare fronte come possono a questa situazione sempre più complicata.
Ai rincari dell’energia elettrica e del gas, si sommano le difficoltà nel reperire le materie prime, come per esempio l’olio di semi di girasole, del quale l’Ucraina è il principale esportatore europeo, mentre altre, soprattutto legate al settore della ristorazione, sono diventate sempre più costose. “Gli esercenti si stanno facendo carico, in questo periodo, della maggior parte degli oneri, assorbendo direttamente l’aumento dei costi senza riversarlo sulla clientela – afferma Antonio Dalla Mora, presidente della FIPE Confcommercio -. L’auspicio è che il conflitto possa terminare presto e che si possa ritornare anche qui a respirare un po’ della serenità che già la pandemia ci aveva tolto”.
Una scelta che punta non solo ad un risparmio energetico, ma anche ad una diminuzione dell’inquinamento è quella presa dai supermercati Coop. La catena ha deciso, infatti, di spegnere le insegne luminose dei punti vendita dopo l’orario di chiusura. La crisi ha iniziato a farsi sentire anche nell’industria. Aziende come l’Automotive Lightning di Tolmezzo, l’ABS di Cargnacco, le Ferriere Nord di Osoppo, le Faber Industrie di Cividale, le Fonderie ZML di Maniago hanno messo o hanno già previsto di mettere in cassa integrazione i propri dipendenti. Ma la preoccupazione è che questa sia solo l’inizio della crisi.