In Fvg mancano medici di base.
Ad oggi sono oltre 14mila i friulani senza il medico di base: una situazione di carenza di professionisti che raggiungerà il picco tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. “Colpa” soprattutto dei pensionamenti: solo per fare un esempio, nell’area isontina ci saranno altre 19 cessazioni (di cui 8 a Gorizia e 3 a Monfalcone), come ha spiegato Antonio Poggiana, direttore generale dell’Asugi.
Per quanto riguarda l’area dell’AsuFc, il dg Denis Caporale ha invece sottolineato la situazione critica nelle aree montane, “con circa 2000persone senza più medico di base, situazione alla quale si sopperisce con gli ambulatori di vallata“.
I dati sono emersi dalla seduta della III commissione regionale, convocata ad hoc per ascoltare i rappresentanti delle tre Aziende Sanitarie. I cittadini che rimangono senza copertura e non trovano posto presso altri professionisti, vengono presi in carico dagli Ambulatori di assistenza primaria (in sigla Asap), strutture sperimentate dalle tre Aziende sanitarie pubbliche, con l’Asfo
(Friuli occidentale) che ha fatto da apripista a dicembre del 2022 a Sacile, con Asugi e Asufc che l’hanno presto imitata.
Gli Asap attualmente attivi o in via di apertura, che garantiscono ricette mediche, certificazioni e visite a domicilio, sono quelli di Pravisdomini, San Vito al Tagliamento, Meduno e presto Aviano (per il territorio Asfo), Monfalcone, Gradisca d’Isonzo, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo e, a breve termine, ancora Monfalcone per l’Asugi, Cavazzo-Verzegnis, Paluzza e Villa Santina per l’Asufc. In base alla ripartizione geografica, accedono a questi Ambulatori – mediamente coperti da 3 medici a rotazione, per un orario di apertura che varia tra le 36 e le 40 ore settimanali, nel caso si raggiunga il numero massimo di pazienti – 5803 persone nel Friuli occidentale, 4883 nell’area giuliano-isontina e 3400 nel Friuli centrale.
“Vista la media d’età anagrafica dei medici di medicina generale – ha osservato Giuseppe Tonutti, direttore generale dell’Asfo -, tra fine 2023 e inizio 2024 dovremmo avere il picco del problema dei pensionamenti. Poi si potrebbe progressivamente arrivare a un turn-over normale tra chi esce e chi entra”.
Nel corso del dibattito in aula, Nicola Conficoni (Pd) e Marco Putto (Patto-Civica) hanno posto il problema di Chions, dove “tremila cittadini devono spostarsi fuori dal territorio, anche di molto, per andare dal medico, ma al sindaco è stata negata la possibilità di ospitare l’ambulatorio almeno per qualche ora alla settimana” mentre altri consiglieri si sono focalizzati sulle specifiche situazioni della Bassa friulana e della montagna. Non è mancato chi, come Serena Pellegrino (Avs) ha sottolineato che “si sapeva benissimo come il 2023 fosse una dead line: purtroppo, il modus operandi italiano è trovarsi in emergenza prima di individuare una soluzione”.
La risposta di Riccardi.
L’assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi ha spiegato che la situazione del Fvg è in linea con quella di altre regioni in termini di rapporto tra medici di medicina generale e abitanti come pure di diminuzione dei medici di base: “Dal 2019 al 2021 sono scesi del 5,3% contro una media italiana del 5,4%. Questa proiezione ci porterà ad avere 65 medici in meno entro il 2025, in linea con la previsione nazionale di una diminuzione di 3600 unità. Ma forse il dato più preoccupante per il sistema-Paese è che dei 40250 medici di base in Italia, più di 30mila si sono laureati almeno 27 anni fa”.
Nella nostra regione, secondo i dati riportati da Riccardi, sono operativi 768 medici con un rapporto tra numero di medici di base e abitanti (un medico ogni 10mila abitanti) di 6,41 quando la media nazionale è al 6,81. Discorso simile per il numero di assistiti che supera le
1500 persone per ogni professionista: a livello italiano il rapporto è infatti di 42,1 mentre in Friuli Venezia Giulia è di 41,9.
L’assessore ha poi ricordato le misure messe in campo dalla Regione, come l’incremento delle borse di studio, passate dalle 20 del 2014 alle 59 del 2022, un’indennità aggiuntiva di 12 euro all’anno per assistito per la partecipazione alla medicina di gruppo integrata e l’investimento di 2 milioni di euro per finanziare la figura del collaboratore di studio.