Le indagini della Sezione operativa di Udine.
Spacciavano banconote false da 50 e 100 euro ai danni di esercizi pubblici e commerciali della provincia. Durante lo scorso semestre, i carabinieri della dipendente Sezione operativa, guidata dal tenente Antonio Tomaiuolo, hanno concluso una mirata e complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Udine ed avviata successivamente alla “spendita di banconote false”, in danno di cinque esercizi commerciali della provincia di Udine, portata a termine molto abilmente, da una coppia di malviventi, per ben tre volte su cinque.
Le vittime scelte.
Nel mese di gennaio 2021, una trentatreenne ed un trentottenne di origini rom, entrambi gravati da numerosissimi precedenti penali per reati contro il patrimonio, residenti a Udine, sono stati deferiti in stato di libertà, alla locale Autorità Giudiziaria. Le vittime, tutte titolari di bar, edicole, tabaccherie e cartolerie, sono stati astutamente raggirati dalla donna, il cui viso era parzialmente nascosto dalla mascherina in uso, a causa dell’emergenza Covid-19, mentre il complice l’attendeva in auto, pronto per la fuga. I malviventi, dopo avere spacciato le banconote false del taglio di 50 o 100 euro, effettuando acquisti di pochissimo valore, si davano alla fuga a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata.
Le indagini dei carabinieri.
I carabinieri della Sezione Operativa di Udine, dopo un’accurata attività investigativa, effettuata attraverso l’acquisizione di numerosi fotogrammi estrapolati da filmati provenienti da telecamere di videosorveglianza pubbliche e private, sono riusciti ad identificare senza ombra di dubbio i due malviventi, effettuando anche le conseguenti individuazioni fotografiche, con la collaborazione delle persone offese e dei testimoni presenti al momento della commissione dei reati. Il raid malavitoso è stato perpetrato lo scorso mese di gennaio, nell’arco di un pomeriggio, in cinque comuni dell’hinterland udinese, della Bassa Friulana e del Medio Friuli. Le banconote smerciate, sono state successivamente sequestrate e presentate alla filiale della Banca d’Italia di Trieste, che ne dichiarava la falsità.