Autovelox e multe illegittime: cosa hanno deciso i Comuni in Friuli.
Con il nuovo decreto del Ministero delle Infrastrutture, cambiano le regole sugli autovelox; a queste novità, però, si sovrappone un nodo ancora irrisolto: quello dell’omologazione dei rilevatori, che rischia di far annullare come illegittime le multe, sulla scia di quanto accaduto a Treviso, dove è stata impugnata una sanzione elevata con un dispositivo non a norma e la Cassazione l’ha effettivamente stralciata.
Le novità del decreto.
Il nuovo provvedimento firmato Salvini è stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale (entrerà quindi in vigore tra 15 giorni) e prevede una stretta sui rilevatori di velocità, a partire dalla loro collocazione. Un modo, come ha detto lo stesso ministro, “per mettere fine alla giungla di migliaia di autovelox selvaggi in tutta Italia”.
Tra le principali novità, i rilevatori di velocità saranno installati solo per prevenire incidenti: “Basta fare cassa sulla pelle degli automobilisti” ha scritto Salvini su X. Gli autovelox, inoltre, dovranno essere segnalati in anticipo: 1.000 metri sulle strade extraurbane, 200 sulle strade urbane a scorrimento e 75 sulle altre strade.
I dispositivi non si potranno utilizzare dove esiste un limite di velocità eccessivamente ridotto: inferiore a 50 Km, nelle strade urbane; per le extraurbane solo nel caso in cui il limite di velocità imposto non sia ridotto di più di 20 km rispetto a quello previsto dal codice per quel tipo di strada (se il limite è di 110 km/h, il dispositivo può essere utilizzato solo se il limite è fissato ad almeno 90 km/h ma non per limiti inferiori).
Infine il decreto precisa che l’utilizzo di dispositivi a bordo di un veicolo in movimento è consentito solo se c’è la contestazione immediata, altrimenti dovranno essere scelte postazioni fisse o mobili, debitamente visibili. Per quanto riguarda la collocazione degli autovelox, non saranno più i Comuni a sceglierla, ma il Prefetto.
Il nodo dell’omologazione.
Il nuovo provvedimento non affronta invece il problema dell’omologazione dei dispositivi, sollevato dalla sentenza della Corte di Cassazione: molti rilevatori in tutta Italia infatti sono stati autorizzati, ma non omologati come prevede il Codice della Strada. E così, molti Comuni sono corsi ai ripari in autotutela, per evitare di vedersi impugnare (e annullare) le multe elevate.
In Friuli Venezia Giulia, come altrove, la situazione è caratterizzata da incertezza e le amministrazioni hanno spesso optato per la sospensione dell’utilizzo dei rilevatori di velocità. Lo hanno fatto a Udine, dove non ci sono rilevatori fissi, ma solo i cosiddetti “velo ok”. Il loro utilizzo è stato momentaneamente interrotto, in attesa di delucidazioni da Roma. La stessa strada è stata presa da Trieste.
Pordenone è stato il primo Comune d’Italia a “spegnere” i velox, a inizio maggio, pochi giorni dopo la sentenza di Treviso, anche se rimangono attivi quelli lungo la Cimpello Sequals. Infine, Gorizia, che ha scelto una via diversa: qui, l’amministrazione non ha sospeso il loto utilizzo, ma ha bloccato l’invio di notifiche. Praticamente, i dispositivi continuano a verificare le velocità ma per ora ad essere sospese sono le multe, in attesa che il Ministero colmi la lacuna prima della scadenza dei 90 giorni utili per l’invio delle sanzioni.