Alluvioni, quanto rischia il Friuli. Ecco cosa dice l’ultimo rapporto

Quanto rischia il Friuli con gli alluvioni.

Le immagini degli alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna fanno accapponare la pelle: fiumi che si impossessano delle città, strade che franano sotto l’acqua, vittime, sfollati, persone che stanno perdendo tutto.

Uno scenario che pare apocalittico. Qualcuno forse ricorda il grande alluvione del 1966 in Friuli, poi quello che colpì la Carnia e il Tarvisiano nel 2003 e, nel 2018, la tempesta Vaia. Certo, dopo questi eventi così estremi, diversi interventi sono stati fatti, ma quanto rischia ora la nostra regione?

A fotografare la situazione è il rapporto Ispra del 2021: secondo lo studio, in Friuli Venezia Giulia, le aree a pericolosità di frana e ad attenzione frana rappresentano il 2,7% del territorio, pari a 217,3 chilometri quadrati. Di questi, 191,5 chilometri quadrati sono a rischio elevato o molto elevato (2,4% del territorio). La maggior parte di questa superficie si trova nelle province di Udine e di Pordenone (che assieme sommano quasi 189 chilometri di territorio ad alto rischio).

Per quanto invece riguarda gli allagamenti, l’Ispra considera tre scenari: alta, media e bassa probabilità di alluvioni. In questo caso, l’Ispra dice che il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile per i tre scenari di pericolosità risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale.

Sotto questo aspetto, le aree ad elevata pericolosità idraulica ammontano a 763,5 chilometri quadrati (9,6%), quelle a pericolosità media a 1.156,1 chilometri quadrati (14,6%) e quelle a bassa sono pari a 1.702,6 chilometri quadrati (21,5%). In Fvg, la provincia con maggior superficie allagabile è quella di Gorizia (22% del territorio ad alta pericolosità idraulica, 26,6% a media e 36,7% a bassa).

Facendo le somme, secondo lo studio Ispra, in Fvg il 16,4% del territorio (pari a 1.302,1 chilometri quadrati) rientra in aree a pericolosità di frana elevata o molto elevata o a pericolosità idraulica media.

Per quanto riguarda la popolazione, quella che vive in zone a rischio frane rappresenta lo 0,7% dei residenti totali ossia 7.937 persone, di cui 4.462 in aree a rischio elevato o molto elevato (la maggior parte nel territorio della provincia di Udine). Gli edifici in aree a rischio sono 148.369. Sul fronte della pericolosità idraulica, invece, 62.409 persone abitano in zone ad alta (5,1%), 121.318 in quelle a media (9,9%) e 242.850 in quella a bassa (19,9%).

Gli interventi fatti negli ultimi anni in Fvg.

Dopo Vaia, negli ultimi tre anni circa sul territorio della nostra regione sono stati spesi oltre 200 milioni di euro contro il dissesto idrogeologico intervenendo sul miglioramento della tenuta di argini e sponde dei corsi d’acqua; sulle sistemazioni delle scogliere sui fiumi (realizzate dove i corsi d’acqua curvano) che erano spazzate via dalla tempesta; e ancora con le briglie, le costruzioni messe di traverso a livello di pelo acqua creando una cascatella artificiale, che ne rallenta il corso (come nella valle del But). Tra Regione, Protezione Civile e Comuni, nelle zone montane ne sono state ricostruite 18, per mettere in sicurezza le strade. Il tutto, per aumentare la resilienza del sistema alle piene.

Grazie a questi interventi, il Fvg ha ridotto di più di un terzo le aree a pericolosità idraulica elevata. Sono rimaste poche, quindi, le aree soggette a inondazioni, quelle “tradizionali” del basso corso dei fiumi principali (come quello dell’Isonzo e del Tagliamento); parte dei fondi sono comunque stati usati anche per diafframmare gli argini a Latisana, riducendo il rischio esondazione.

Il problema, però, non è solo quello dei fiumi che straripano: il problema sta anche, come pare accaduto nella Marche l’anno scorso, nella quantità di pioggia che cade in breve tempo. In questo caso, non si tratta di sicurezza idraulica, ma di drenaggio urbano: certo, si possono aumentare i diametri delle condotte e potenziare le idrovore, ma, secondo gli esperti, davanti a precipitazioni troppo intense resterà comunque una pericolosità residua.