Gino Comelli si è spento a 70 anni.
Il mondo della montagna, e non solo, è in lutto: nel corso della scorsa notte si è spento Gino Comelli, una vita dedicata al soccorso alpino. Aveva 70 anni ed era andato in pensione l’anno scorso.
Di origini friulane (è nato a Versa, frazione di Romans d’Isonzo), Comelli aveva vissuto anche a Trieste: proprio nel capoluogo, dove ha frequentato gli scout, è nata la sua passione per la montagna. Nel 1981 è entrato nel Soccorso Alpino e Speleologico del Trentino Alto Adige nella stazione dell’Alta Val di Fassa.
Nel corso della sua vita è stato anche maestro di sci e guida alpina. Fu lui che, nel 1990, fondò, assieme ai fratelli Kostner e a Willy Costamoling, l’Aiut Alpin Dolomites di cui fu il primo presidente. Nel corso dei suoi 42 anni di servizio aveva accumulato 4000 ore di volo e 3000 missioni di soccorso. I suoi funerali saranno celebrati domani, venerdì 12 luglio, alle 14.30 nella chiesa di Sant’Antonio ad Alba di Canazei.
“Gino ha dato moltissimo al mondo del soccorso organizzato in montagna – commenta il presidente del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino Walter Cainelli -. Era una persona lungimirante, con una visione chiara e spesso anticipatrice. Con la gentilezza e la disponibilità verso gli altri che lo contraddistinguevano, è stato un vero protagonista all’interno della nostra organizzazione. Senza dubbio, è anche grazie al suo contributo e alla sua visione che il Soccorso Alpino e Speleologico è cresciuto e si è innovato in questi ultimi quarant’anni”.
“Molti lo avevano conosciuto sul campo, tanti altri tramite le sue numerose interviste e testimonianze. Questa notte ci ha lasciati Gino Comelli – scrive sulla sua pagina social il Cnsas nazionale -. Un lutto che ci colpisce nel profondo. Alla famiglia di Gino, ai suoi amici, e ai suoi e nostri colleghi soccorritori un forte abbraccio da tutto il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico”.
Il ricordo del soccorso alpino del Friuli Venezia Giulia.
“Ecco, è un cerchio che si chiude”, con queste parole, qualche giorno fa, prima di lasciarci, Gino Comelli ironizzava simpaticamente con un nostro soccorritore sul fatto che lo scorso anno (settembre 2023), tra le nostre Alpi Giulie, con base al Rifugio Pellarini, era stato invitato a collaborare come istruttore nazionale del Soccorso Alpino al Modulo Grandi pareti, lungo una via molto significativa per lui: la Comici alla Cima di Riofreddo.
Come un segno del destino, quella era stata la prima importante via che aveva fatto in montagna, ricordava pochi giorni fa all’amico e collega Ennio Rizzotti, come lui istruttore nazionale del CNSAS. “Era venuto molto volentieri”, ricorda Ennio. Gino Comelli amava fortemente il Friuli Venezia Giulia, perché era la sua terra: era nativo di Palmanova.
Gli piaceva parlare in friulano – “Quando lo incontravo in Trentino e mi si rivolgeva in friulano gli altri tendevano l’orecchio facendo facce strane per cercare di capire che lingua fosse” e negli ultimi mesi cercava di proposito interlocutori e colleghi soccorritori della sua terra per farlo.
“Come soccorritore parlava poco e sapeva molto”, ricorda Giacomo Giordani, suo coetaneo, “ed era di una modestia incredibile. Era in grado di trasmettere con efficacia e precisione tutti gli aspetti tecnici agli aspiranti soccorritori, ma era dotato anche di qualità profondamente umane: se una persona sbagliava, lui riusciva a trovare il modo per appassionarlo ancora di più e riprovare con più grinta e impegno. Non sgridava mai”.
Comelli, di cui si ricorda il fondamentale ruolo nell’Aiut Alpin, ha anche fatto crescere molto l’elisoccorso regionale in Friuli Venezia Giulia e anche al 118 era molto stimato. I suoi modi posati, la tranquillità e la pacatezza anche nelle situazioni più difficili erano qualità che lo facevano apprezzare e ascoltare sempre con attenzione.
In più era estremamente preciso, affidabile, tecnicamente una garanzia. Per questo era stato scelto e invitato con entusiasmo per quell’esercitazione difficile, lo scorso anno, tra le Alpi Giulie. Era anche molto gioviale in compagnia: “Quando c’era da far festa, la faceva.”, ricordano Ennio e Giacomo.
Lo ricordiamo con alcuni scatti ripresi perlopiù proprio durante il Modulo Grandi Pareti e durante altre visite in Friuli Venezia Giulia.