Alfredo Borean aveva 104 anni e ha visto gli orrori della Campagna di Russia.
Il Friuli piange la scomparsa di Alfredo Borean, detto “Fredo”, reduce della campagna di Russia e testimone vivente di una delle pagine più drammatiche della storia italiana. A 104 anni, Borean si è spento lasciando un vuoto incolmabile non solo tra i familiari, ma anche tra gli alpini e i cittadini che lo consideravano un simbolo di resilienza e memoria storica.
Nato a Castions nel 1920, Borean ha vissuto in prima persona gli orrori del secondo conflitto mondiale, combattendo prima nelle campagne di Grecia e Albania e successivamente sul fronte russo. Durante la terribile battaglia di Nikolajevka, il 26 gennaio 1943, fu tra i pochi a sopravvivere a un massacro che costò la vita a migliaia di alpini impegnati a proteggere la ritirata dell’esercito italiano lungo il fiume Don.
Dopo la guerra, come molti friulani, Borean emigrò in Venezuela in cerca di un futuro migliore, ma nel 1958 fece ritorno a Zoppola, dove rimase per il resto della sua vita. Qui si dedicò al lavoro nella cooperativa locale, consegnando bombole a gas alle famiglie della zona, un’attività che lo rese una figura familiare e benvoluta.
Un punto di riferimento per la comunità.
Nonostante il peso degli anni, Fredo partecipò attivamente alla vita sociale e civile del paese. Era presenza costante alle cerimonie del 4 novembre, accanto alle autorità locali per rendere omaggio ai caduti di guerra. Negli ultimi anni, benché la sua partecipazione si fosse ridotta, la comunità non mancava di far tappa a casa sua per onorarlo, riconoscendolo come l’ultimo reduce decorato con la medaglia d’onore.
“Con profonda commozione ho appreso che Alfredo Borean, alpino classe 1920 e reduce della tragica Campagna di Russia, ‘è andato avanti’. Una frase che, nel linguaggio degli alpini, significa aver concluso il proprio cammino terreno, ma che lascia dietro di sé una traccia indelebile di valori e memoria – commenta il sindaco di Zoppola Antonello Tius – . Alfredo non era solo un testimone diretto di una delle pagine più difficili della nostra storia, ma un simbolo vivente di coraggio, resilienza e dedizione. La sua vita è stata un esempio di ciò che significa non arrendersi mai, portando con sé la memoria di chi non è tornato e custodendo con orgoglio la storia del nostro Paese”.
“Oggi, ricordiamo non solo l’uomo, ma tutto ciò che ha rappresentato: il sacrificio, la speranza e il legame indissolubile con la sua terra. A nome di tutti noi, un immenso grazie ad Alfredo per la sua testimonianza e per averci insegnato, con la sua vita, cosa significhi davvero essere alpini. Che la terra ti sia lieve, Alfredo. Ora marci con i tuoi compagni su sentieri di pace“, conclude il primo cittadino.