I dati dell’abbandono scolastico in Friuli Venezia Giulia.
Si parla più di cervelli in fuga che di abbandono scolastico, ma in realtà il secondo è un fenomeno ben più consistente del primo: in Italia, 8 volte di più secondo il rapporto dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre.
E anche in Friuli Venezia Giulia, sebbene i numeri e le proporzioni siano minori rispetto al livello nazionale, sono stati seimila, nel 2022, i ragazzi che hanno abbandonato prematuramente gli studi.
I numeri in Italia.
Nel 2022 i giovani che in Italia hanno abbandonato la scuola presto sono stati 465.000, pari all’11,5 per cento della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni. Sempre nello stesso anno, invece, i cosiddetti “cervelli in fuga” che se ne sono andati dal nostro Paese per trasferirsi all’estero sono stati 55.500. In buona sostanza i primi sono un numero 8 volte superiore a quello dei secondi. Nei Paesi dell’Eurozona, l’Italia è terza per abbandono scolastico, dopo Spagna e Germania.
A livello territoriale, il fenomeno è più diffuso al Sud: dal confronto tra la dispersione scolastica e la “fuga di cervelli” è la Campania a presentare il gap più elevato (la prima è numericamente 16 più grande della seconda). Seguono la Puglia e la Sicilia con 14, e la Toscana e la Sardegna con 8.
I numeri in Friuli Venezia Giulia.
I dati che riguardano la nostra regione sono comunque inferiori alla media nazionale: in Fvg, gli abbandoni scolastici sono calati dell’1% tra il 2019 e il 2022 (ma il calo medio italiano è stato dell’1,9%), passando dall’8,7 al 7,7% (rispetto al 13,3 e all’11,5% dell’Italia).
La percentuale finale ci piazza al quint’ultimo posto a livello nazionale con il record positivo che spetta alla Basilicata, la regione che vanta la minor dispersione scolastica (5,3%). Nel complesso, in Friuli il fenomeno ha riguardato 6mila ragazzi. Dall’altra parte, invece, nel 2022 i cervelli in fuga dalla nostra regione sono stati “solo” 1.284: l’abbandono scolastico, quindi, è cinque volte superiore rispetto ai trasferimenti all’estero.
Le criticità della dispersione scolastica.
Nel suo rapporto, la Cgia di Mestre sottolinea le conseguenze negative dell’abbandono prematuro degli studi: “Questo fenomeno – dice l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese -, aggiunto alla crisi demografica in corso e alla “rivoluzione digitale”, avrà delle ricadute pesantissime anche per le nostre imprese. Con sempre meno giovani e per una parte importante di essi con un livello di istruzione insufficiente, per tantissime Pmi trovare del personale preparato da inserire nei processi produttivi sarà una mission impossibile”.
L’associazione sottolinea inoltre che l’Italia, rispetto ai principali Paesi dell’Unione Europea, nel campo dell’istruzione/formazione scolastica presenta due grossi problemi: il primo è un basso numero di diplomati e di laureati, soprattutto in materie scientifiche: “Se in tempi ragionevolmente brevi non riusciremo a recuperare il gap con i nostri competitor, corriamo il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese“.
Il secondo, una elevata povertà educativa che, secondo gli esperti, va di pari passo con la povertà economica. “Le cause che determinano la “fuga” dai banchi di scuola sono principalmente culturali, sociali ed economiche – commenta l’associazione -: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità”.