La discoteca Krepapelle di Udine compie 20 anni
Il Krepapelle di Udine compie 20 anni: due decenni rimanendo un punto di riferimento del divertimento notturno in un periodo che non è certo stato facile per le discoteche.
I tempi d’oro della dance, infatti, sono finiti da mo’. E dei tanti locali in cui si andava a ballare, ben pochi ne sono sopravvissuti, soprattutto in città e nei comuni limitrofi. Chi si ricorda le grandi disco come la Grotta, la Botte, il Flamingo? Ora non esistono più. Il Krepapelle di via Tavagnacco invece è venuto dopo, ma è ancora lì e su quella pista ha visto ballare diverse generazioni.
“Negli anni – spiega uno dei soci, Marco Crisafulli -, c’è stata un’evoluzione ed è cambiato il bacino d’utenza, che si è ridotto quando se ne sono andati i militari. Nel 1998 è nato il Baraonda che aveva una sua peculiarità: nella serata, infatti, prima c’era il live poi il dj. Nel 2002 è poi diventato Krepapelle e da lì ha sempre avuto continuità riprendendo la doppia proposta dal vivo e dj. La novità del tempo era l’ingresso gratuito, rispetto alle discoteche classiche”.
Ma come si fa a resistere a 20 anni di evoluzione del divertimento? Adattandosi senza snaturarsi: “Sono cambiate mode e generazioni – continua Crisafulli -: il live è diventato meno attrattivo e anche la tipologia di musica è cambiata: il commerciale va sempre, poi c’è stato il reggaeton, adesso c’è l’influenza trap anche di stampo italiano. Ci si rinnova, bisogna stare dietro ai tempi e alle tendenze. E’ necessario intercettare il pubblico, anche assecondarlo, ma senza snaturarsi: il punto di forza del Krepapelle è sempre stato uno staff molto affiatato; non abbiamo mai avuto pr: il primo pr era lo staff stesso. E c’è uno zoccolo duro di gente che veniva e viene per trovare gli amici”.
I frequentatori, ovviamente, sono per la maggior parte ragazzi, dai 18 ai 25 anni, anche se non mancano quelli più adulti, soprattutto durante le serate dedicate alla musica latina (il venerdì) o a quella degli anni d’oro, gli anni ’90 e inizio 2000. “Abbiamo visto generazioni crescere, su quella pista – continua Crisafulli -. Adesso quelli che un tempo venivano a ballare li vediamo che accompagnano i loro figli”.
E sì, il Krepapelle ha resistito anche alla pandemia, che ha messo in ginocchio le discoteche, i luoghi che sono stati chiusi per primi e aperti per ultimi: “Un provvedimento giusto, perché siamo i posti dove il contatto umano è più evidente. Ma ci sono state incertezze sugli aiuti statali, che fortunatamente sono poi arrivati. Abbiamo riaperto dopo 20 mesi e richiuso dopo altri due. Però abbiamo tenuto duro”.