Il referendum del 46 in Friuli Venezia Giulia.
Ricorrono i 75 anni della Repubblica Italiana, ma al referendum per la scelta tra la Repubblica o la Monarchia non poterono votare allora la provincia di Trieste, la Venezia Giulia, i deportati dalla Germania nazista lontani dall’Italia e infine gli esuli dalla Dalmazia e dall’Istria.
In tutto circa un milione di persone in meno poterono votare. Al tempo infatti, i confini del Nordest non erano ancora definiti, tanto che anche dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 sia il Friuli che l’area della Venezia Giulia rimasero sotto il controllo militare alleato.
La situazione politica.
Erano anni di fermento sociale oltre che politico. In occasione del Referendum, infatti, per la volta grazie al suffragio femminile uomini e donne votarono insieme, sancendo con una netta maggioranza la vittoria della Repubblica con un 63,3% contro il 36,7% dei voti.
Dunque per la scelta tra la Repubblica o la Monarchia non poterono votare la provincia di Trieste, la Venezia Giulia, i deportati dalla Germania nazista lontani dall’Italia e infine gli esuli dalla Dalmazia e dall’Istria, in tutto circa un milione di votanti in meno. Organizzare le elezioni in quei territori sarebbe stato molto pericoloso.
Il voto nelle province di Udine e Pordenone.
Le province di Udine e Pordenone, invece, votarono e scelsero il cambiamento. Rispettivamente Udine con il 53% dei voti pro-repubblica e Pordenone con un più convinto 66%. I territori della Bassa e la Carnia friulana, si sono invece presentati compattamente a favore della Repubblica, complice il vissuto recente della lotta partigiana contro le forze nazifasciste.
Nello stesso anno nel quotidiano “La voce Libera” si aprì un dibattito intorno la possibilità di un’unione delle province di Trieste, Udine e Gorizia. Si compivano i primi importanti passi verso l’autonomismo friulano.