Fvg, per il Commissario di Governo in Fvg è vietato.
Andare al parrucchiere in un altro Comune rispetto a quello di residenza? In Friuli Venezia Giulia è vietato, anche se il Comune è contermine, a meno che il servizio non sia indisponibile a casa propria o che non sia economicamente sconveniente.
Così è, secondo l’interpretazione data dal Prefetto di Trieste nonché Commissario di Governo in Fvg, Valerio Valenti. Il dettato normativo, prestandosi a diverse letture a livello locale, ha creato molta confusione tanto che se nella zona arancione del Friuli Venezia Giulia gli spostamenti sono vietati, in quella rossa della Lombardia muoversi per andare dal parrucchiere invece si può in diverse province, da Sondrio a Brescia, da Monza a Cremona, come pure in Piemonte nel cuneese.
I saloni friulani, ma anche i centri estetici e i tatuatori, denunciano la disparità di trattamento. Il comparto dei servizi alla persona, che a livello regionale conta su 3.245 imprese artigiane, dà lavoro a quasi 6.000 addetti e nelle province, a differenza che in città, lavora per il 40/50 per cento con clienti che provengono da fuori Comune, è sul piede di guerra.
In Friuli la maggior parte delle imprese ha sede in piccoli paesi. Il rapporto tra Udine capoluogo e provincia è del 25% a 75%: due imprese e mezza hanno sede in città contro le 7,5 dei paesi dell’ex provincia. Rapporto che ovviamente si inverte nel caso della provincia giuliana dove fatte 100 le imprese, il 93,4% ha sede in città.
“La scelta di limitare gli spostamenti nel caso di servizi come il nostro è poco lungimirante perché non tiene conto della salute dei cittadini. Le persone sono impaurite e rischiano di non muoversi piuttosto che andare dove non conoscono e non si sentono sicure. Il risultato? Ancora una volta sarà quello di aumentare l’abusivismo – denuncia Loredana Ponta, capocategoria di Confartigianato-Imprese Udine e Fvg – con il risultato che i saloni, dove vengono rispettati tutti i protocolli e le norme igieniche, saranno vuoti, mentre nelle case avremo persone che tagliano i capelli in barba a ogni decreto, mettendo a repentaglio anzitutto la salute dei cittadini”.