Il futuro del Friuli secondo Massimo Moretuzzo.
Il sentiment, come si dice, lo darà pure in svantaggio rispetto a Massimiliano Fedriga, ma lo sfidante alla carica di Presidente del Fvg, Massimo Moretuzzo, non si fa certo spaventare: “Ricordo che ai Mondiali, la favorita era la Francia e ha vinto l’Argentina, quindi non è detto che il pronostico sia vero. La percezione della novità rispetto alla mia candidatura sta crescendo, ora dovremo capire quanto saremo bravi a convincere chi pensa di non andare a votare. La mia è stata una candidatura eretica, che ha sparigliato le carte e unito una coalizione che di diceva impossibile: un gruppo credibile che può contendere la partita”.
Ma la partita vera, secondo Moretuzzo, è un’altra e si gioca assieme ai cittadini: “Se il centrosinistra vuole recuperare consenso – dice -, deve spalancare le porte della coalizione a tutti i componenti della società che si riconoscono in valori simili ai nostri: allargare il perimetro non solo alle forze politiche, ma anche ai cittadini, alle associazioni, alle categorie che vogliono scrivere una pagina diversa. Serve una coalizione con i cittadini. E’ questa la sfida per contrastare l’astensionismo che significa, in fondo, una mancanza di fiducia nella comunità. L’unica medicina è allargare gli spazi di partecipazione: senza di essa, non c’è la percezione della possibilità di cambiare le cose a partire dai territori. In questo senso, anche il tema dell’autonomia è importante: decidiamo il futuro della nostra terra. L’unica possibilità è riaprire spazi di confronto permanente ben oltre 2 e 3 aprile. Questa campagna è l’avvio di un percorso più lungo”.
Gli errori di Fedriga secondo Massimo Moretuzzo.
Se gli si chiede quali sono state le topiche dell’amministrazione uscente, Moretuzzo non ha dubbi: “Sicuramente la gestione della sanità: le risorse disponibili non sono state allocate nel modo giusto, si è aperto un processo di privatizzazione del servizio pubblico, sono state sbagliate le scelte ai vertici del sistema e quindi è stato dato un ulteriore colpo ad un sistema che già era in difficoltà. Scelte sbagliate e criticità negate: si è detto che va tutto bene, ma non è vero. La fuga del personale è il segno del fallimento della gestione Fedriga-Riccardi”.
La seconda questione, è quella ambientale: “Abbiamo sentito dalla maggioranza posizioni da terrapiattisti sulle questioni dei cambiamenti climatici: è stato detto che non dipendono dall’uomo e non è stato fatto nulla per adattare la nostra regione a questo fenomeno sempre più evidente, ad esempio con la siccità. Le risorse che c’erano non sono state usate nel modo corretto, basti pensare alle decine di milioni in impianti di risalita a bassa quota, un esempio di spreco”.
E la terza, infine, riguarda gli enti locali: “Sono partiti demolendo la riforma Uti che aveva la sue criticità e doveva essere sistemata, ma non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le autonomie locali: oggi i Comuni sono in grande difficoltà per mantenere aperti gli uffici, le aree vasta non sono partite a parte quelle della montagna. La cartina di tornasole è che sono ferme 700 milioni di euro di opere perché manca personale”.
Le priorità per il futuro.
“Io credo che il Friuli debba riscoprire sua vocazione profondamente europea e abbattere i confini del ‘900. Venti di destra e nazionalismi hanno rievocato muri sui confini, che non si conciliano con la vocazione di una terra che ha pluralità di lingue e culture nella sua storia più bella. Penso sia da rilanciare la politica transfrontaliera che fa parte del nostro dna”.
“Dobbiamo Immaginare un nuovo modello di sviluppo economico – continua Moretuzzo -: i temi ambientali ce lo impongono. Serve un’altra politica industriale, agricola e turistica. Non significa una dicotomia tra ambiente e lavoro: i cambiamenti in corso offrono straordinarie opportunità se sapremo coglierle; il nostro sistema è più pronto a interpretare questi cambiamenti rispetto alle istituzioni. Serve una Regione che utilizza bene la specialità regionale: dobbiamo rivendicare una competenza forte nel governo del territorio per temi come la rigenerazione, la transizione energetica, così da governare processi che ora sembrano fuori controllo, ad esempio con i parchi fotovoltaici in mano a fondi speculativi. Serve una regia che definisca un piano immediato per andare verso la svolta green. E dobbiamo immaginare una regione attrattiva per aziende, imprese e soprattutto persone, affinché vogliano rimanere a vivere qui e anzi vengano qui anche da altre parti del mondo; un territorio capace di dare risposte ai giovani che stanno emigrando perché non trovano qui le condizioni di cui hanno bisogno”.