A Trieste da marzo è bloccato, a spese dello Stato, un mega yacht russo.
La barca a vela più grande del mondo, il russo Sailing Yacht A, è da dieci mesi bloccato a Trieste per le sanzioni alla Russia. Per la Finanza appartiene infatti all’oligarca Andrej Melnichenko, molto vicino a Vladimir Putin, un uomo con un patrimonio costruito su carbone e fertilizzanti di circa 27,5 miliardi di dollari. Per i legali della società che ne risulta proprietaria, invece, unico referente è la società medesima, che risulta tra quelle non colpite dalle sanzioni.
Per questo gli stessi legali ne chiedono l’immediato dissequestro, oltre al risarcimento del danno subito. E sarà il Tar del Lazio a dover stabilire chi ha ragione. L’unica cosa certa, al momento, è che allo Stato italiano mantenere a Trieste il megayacht, del valore di circa mezzo miliardo, è costato finora la bellezza di 7 milioni di euro.
A nulla, per ora, è servita la “precisazione” fornita qualche settimana fa dall’ufficio stampa dell’oligarca russo: “Lo yacht non è oggi di proprietà di Andrej Melnichenko – veniva affermato – e non batte più bandiera dell’isola di Man ma della Sierra Leone”. Affermazione subito respinta dalla Guardia di finanza: quando un bene è congelato, ed è proprio il caso del megayacht, non può passare di mano. E l’Agenzia del Demanio che ha in gestione il panfilo non ha registrato modifiche nell’assetto proprietario.
E qui sta il punto. La gigantesca barca, 143 metri di lunghezza e 25 di larghezza, da marzo è nel porto di Trieste, con una ventina di persone dell’equipaggio a bordo da mantenere più tutte le altre spese di gestione. Fanno circa 800mila euro al mese a carico dello Stato italiano, più o meno 7 milioni fino ad oggi. In attesa che il Tar trovi una soluzione.