In Friuli persi più di 4.500 artigiani in 10 anni.
Forse a più di qualcuno è capitato di aver bisogno di un artigiano, di ricordare che “sì, c’era una bottega proprio lì, in quella via”, e di scoprire che ha chiuso. E, magari, cercando su internet, di non trovare nessun altro professionista che si occupi della stessa attività. Già, perché alcuni mestieri artigiani vanno scomparendo anche in Friuli.
Tasse, boom degli affitti, meno affari a causa della grande distribuzione e delle vendite online, mancato ricambio generazionale: un mix di cause che ha portato oltre 300mila artigiani in Italia ad “arrendersi” negli ultimi dieci anni, chiudendo bottega.
Secondo i numeri del Centro Studi Cgia di Mestre su elaborazioni Istat, per il Friuli Venezia Giulia il saldo è di meno 4.548 attività tra il 2012 e il 2021, con una diminuzione pari all’11,4 per cento. E se il dato è migliore rispetto alla media italiana, che è del 15,1 per cento (con punte del 22 per cento in Abruzzo), e dello stesso Nord est (media meno 15,7 per cento), resta il fatto che il calo pare inarrestabile.
A livello di singola provincia, a pagare il “prezzo” maggiore è stata Gorizia, con un crollo del 16,4 per cento (cioè 583 artigiani in meno); segue Pordenone, dove gli artigiani sono passati da 11.171 a 9.703 (meno 13,1 per cento), poi Udine che ha perso 2.414 botteghe (da 19.802 a 17.388, ossia il 12,2 per cento) e a chiudere Trieste, dove il calo è stato decisamente più contenuto (meno 1,5 per cento, ossia 83 artigiani).
La perdita di tanti artigiani sta portando diversi mestieri all’estinzione: colpa, secondo la Cgia, del cambiamento nei comportamenti d’acquisto, delle nuove tecnologie che hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e della cultura dell’usa e getta che ha avuto il sopravvento penalizzando soprattutto quelli che, per professione, riparavano gli oggetti.
Ecco quindi che tra le attività artigianali in maggiore declino ci sono i calzolai, gli orafi, i corniciai, i riparatori di elettrodomestici, i sarti, i vetrai, i tappezzieri, gli orologiai, i restauratori e i pellettieri. Di contro, aumentano alcune figure legate all’informatica (dai sistemisti ai video maker) e al benessere (come le estetiste).