Il privato accreditato non arretra: da domani stop alle prenotazioni

Le strutture sanitarie private del Friuli Venezia Giulia non arretrano nella loro decisione di congelare le agende delle prenotazioni per tac, risonanze magnetiche, radiografie e sedute di riabilitazione a partire da sabato 1° marzo. Al centro la riduzione delle tariffe previste dal nuovo nomenclatore nazionale.

Le associazioni del settore, tra cui Aiop, Anisap, Aris e Assosalute, hanno espresso forte preoccupazione per gli importi che, secondo quanto dichiarato dal presidente di Assosalute, Claudio Riccobon, risultano “non sostenibili” per le 32 strutture convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale (Ssr). Le tariffe, ferme da oltre vent’anni, sono state abbassate con percentuali che vanno dal 20% al 60%, in un contesto in cui i costi per le strutture, legati a personale, energia, manutenzione e burocrazia, sono aumentati in modo significativo.

La decisione di bloccare le agende

La posizione delle strutture private è chiara: non si tratta di chiedere un aumento delle tariffe, ma semplicemente di mantenere quelle in vigore prima della riforma. La decisione di sospendere le prenotazioni è stata presa con l’intento di “far capire la gravità della situazione”. Riccobon ha dichiarato che «decidere di applicare i ribassi è un atto scollegato dalla realtà e ben lontano da fare gli interessi dei cittadini». Il presidente di Assosalute ha anche sottolineato come la Regione Friuli Venezia Giulia, a differenza di altre realtà italiane come Veneto e Lombardia, avrebbe potuto derogare dal nuovo tariffario, dando più tempo per cercare una soluzione condivisa.

La posizione dell’assessore Riccardi e le critiche politiche

L’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, ha risposto dicendo che la Regione non potrà intervenire fino a quando il Consiglio di Stato e il Tar del Lazio non si saranno espressi sulla delibera impugnata.

Sul fronte politico, il Partito Democratico ha attaccato la gestione della situazione, accusando la giunta regionale di aver abbandonato l’idea che il privato accreditato fosse parte integrante del sistema sanitario pubblico. La consigliera regionale del Pd, Manuela Celotti, ha parlato di un “palco della narrazione” che è crollato, mentre il responsabile sanità del Pd Fvg, Nicola Delli Quadri, ha dichiarato che i cittadini bisognosi di cure sono «lasciati soli».

Le preoccupazioni del sindacato

La vicenda ha sollevato preoccupazioni anche nel sindacato. Michele Piga, segretario generale della Cgil Fvg, ha definito «singolare» la scelta delle strutture private di decidere unilateralmente quali prestazioni continuare a offrire, mentre Romina Dazzara (Cisl Fp) ha espresso preoccupazione per la possibilità che i dipendenti perdano il posto di lavoro a causa di una contrazione dei ricavi. L’atteggiamento del privato è stato definito «inaccettabile» anche da Stefano Bressan della Uil Fpl, che ha chiesto l’annullamento dei contratti con le strutture che interromperanno le prestazioni, proponendo l’investimento di risorse nel rafforzamento della sanità pubblica.

Il rischio per i cittadini

L’interruzione delle prestazioni convenzionate, come evidenziato da Fabio Pototschnig (Fials), potrebbe obbligare i cittadini a ricorrere al privato per pagare interamente la prestazione sanitaria, con il rischio di un ulteriore allungamento delle liste d’attesa nel sistema pubblico. Questo scenario preoccupa particolarmente chi non ha le risorse economiche per affrontare i costi delle prestazioni private.