Lo sciopero indetto da Cgil, Cisl e Uil in Friuli.
Nuova giornata di mobilitazione, dopo le assemblee e i presidi di fine agosto, per i lavoratori della sanità privata, che domani (16 settembre) sciopereranno nuovamente per il rinnovo del loro contratto, scaduto da ben 14 anni e tuttora fermo dopo oltre 3 anni di trattativa. La vertenza, che coinvolge in regione circa 2mila dipendenti del settore, sembrava giunta a una positiva conclusione lo scorso 10 giugno, con la firma della preintesa tra i sindacati di categoria (Fp-Cgil, Cisl-Fp, Fpl-Uil) e le due associazioni datoriali della sanità privata, Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), cui aderiscono anche le principali realtà attive nella nostra regione. Ma Aris e Aiop, fatto senza precedenti nella storia della contrattazione nazionale, hanno poi rigettato l’accordo che loro stesse avevano sottoscritto.
L’astensione dal lavoro, proclamata a livello nazionale per l’intera giornata o per l’intero turno lavorativo, sarà accompagnata, a livello regionale, da un presidio che si terrà sotto la Prefettura di Udine, in via Piave, dalle 10 alle 12.
I sindacati, che sulla vicenda hanno sollecitato già per due volte l’intervento delle regioni, compresa la nostra, con tanto di appello al presidente Massimiliano Fedriga e all’assessore alla Salute Riccardo Riccardi, giudicano inaccettabile che “non si trovino le soluzioni per riconoscere il giusto valore ai lavoratori che giornalmente contribuiscono alla crescita della sanità privata e al suo ruolo di supporto al servizio pubblico”. Se la parte imprenditoriale lamenta scarsi finanziamenti pubblici e tariffe inadeguate sulle prestazioni, Fp-Cgil, Cisl-Fp e Fpl-Uil rimarcano che alla base della preintesa di giugno “c’erano garanzie istituzionali confermate sia dal livello nazionale, il ministero della Salute, che dalla conferenza delle Regioni, confermando di fatto l’assenza di fattori ostativi alla sottoscrizione e alla sostenibilità del rinnovo contrattuale”. Dietro al dietrofront di Aris e Aiop, dunque, per i sindacati c’è esclusivamente “la non volontà della nostra controparte di mantenere gli impegni sottoscritti con la preintesa”. Uno “schiaffo a chi ha continuato a lavorare, senza gratificazioni, incentivi o premi, per far fronte a un’emergenza di una gravità senza precedenti”, aggiungono Cgil, Cisl e Uil di categoria.
Da qui lo sciopero di domani, proclamato per l’intera giornata e gestito senza ledere i servizi minimi da garantire agli utenti, e la scelta di proseguire nella mobilitazione fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: “Un contratto che garantisca ai lavoratori del comparto un giusto riconoscimento sia nella parte economica che in quella normativa”, concludono le segreterie regionali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Fpl-Uil.