La reazione del Pd del Fvg dopo la sconfitta elettorale
I dem escono sconfitti da questa tornata elettorale: il Pd del Fvg è riuscito a eleggere due soli parlamentari, Debora Serrachiani e Tatjana Rojc, e si è fermato attorno al 18 per cento. Un duro colpo che spinge anche all’interno del partito friulano a invocare riflessione e rinnovamento.
Ne è convinto il segretario regionale del partito, Cristiano Shaurli: “E’ chiaro che c’è bisogno di un profondo rinnovamento sia nella dirigenza del partito sia nei ruoli elettivi – ha detto, a commento del voto -. Ha vinto la formazione più a destra nel Paese, il Partito democratico ha perso e ha ottenuto un risultato sotto le attese ovunque. Questo dobbiamo dircelo con chiarezza. Abbiamo comunque una grande responsabilità: siamo il secondo partito italiano e la principale forza d’opposizione. E, come ha ricordato il segretario Letta, è giusto aprire una seria riflessione che, per chi crede nella politica come noi, significa fare un congresso in cui rinnovare e rideclinare ruolo, agenda ed alleanze a partire da quella che ha composto la lista Italia Democratica e progressista. In un momento come questo tutta la classe dirigente del Pd credo debba sentirsi in dovere di fare una serena ma severa autocratica, a partire da me e dai dirigenti di ogni livello. Il congresso è quanto mai necessario e sicuramente è bene che si faccia a livello nazionale e regionale”.
E ad una riflessione invita anche Enzo Martines, segretario cittadino del Pd di Udine, dove il prossimo anno ci saranno le amministrative: “In regione, il Pd deve rivedere il modo di offrirsi in quanto forza alternativa e motore di un’ampia coalizione – ha detto -, non semplicemente orientata al “buon governo”, ma reale interprete delle profonde esigenze del nostro articolato territorio, che pure presenta fragilità sociali e crisi di prospettiva serie e di cui la Destra non si occupa”. Secondo Martines, nel capoluogo friulano il partito ha tenuto, raggiungendo quasi il 22 per cento: “Secondo partito in città e riferimento solido dell’area progressista cittadina – ha continuato Martines -. Purtroppo pure a Udine, come paventato, l’astensione è stata significativa. Ha votato il 67,68% contro il 74,84% del 2018. Un dato negativo, considerata la tradizione democratica udinese, ma in linea con una tendenza preoccupante. Da qui si riparte, in previsione delle scadenze regionale e cittadina del prossimo anno. Una parte consistente e significativa della città di Udine, nonostante l’impennata della Destra più radicale, continua a guardare al Pd come riferimento serio, per costruire l’alternativa all’attuale pessima amministrazione guidata dal leghista Fontanini. Ora si tratta di trovare il metodo per mantenere unita la più ampia coalizione possibile, per portare argomenti e progetti politici e amministrativi condivisi all’attenzione degli udinesi, per scegliere, insieme alle altre forze civiche e politiche, la candidatura a sindaco alla guida di una squadra di valore”.