La peste suina africana in Friuli Venezia Giulia.
Il Friuli Venezia Giulia è pronto a mettere in campo un piano di intervento per il contenimento della diffusione della peste suina africana (Psa), un’infezione virale che non si trasmette all’uomo ma si diffonde tra i cinghiali e può mettere ad alto rischio gli allevamenti di maiali nel Nord Italia. È quanto ha confermato l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna, Stefano Zannier durante l’incontro divulgativo promosso dal Servizio Prevenzione regionale in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe).
Zannier ha rimarcato “la necessità di attivare una Unità di crisi ristretta per il coordinamento delle azioni da intraprendere a breve termine e un gruppo allargato di analisi e azione che coinvolga anche il Servizio caccia, con l’intento di aumentare la segnalazione di ritrovamenti di eventuali carcasse di cinghiali, primi portatori della malattia”. Quanto alla difesa degli allevamenti Zannier ha ricordato che a livello nazionale il Ministero dell’agricoltura ha stanziato 50 milioni di euro per il contenimento della peste suina africana, di cui 15 milioni per l’installazione di reti e 35 milioni per interventi di biosicurezza negli stabilimenti.
Nel corso del confronto Gioia Capelli, direttore sanitario dell’IZSVe ha ricordato come l’ingresso dell’infezione in Italia era atteso da Est, mentre attualmente ha fatto ingresso in Piemonte e Liguria. Se da un lato ciò consente di avere più tempo a disposizione, resta fondamentale mettere in atto piani di contenimento condivisi, rapidi ed efficaci. Denis Vio veterinario dirigente della sezione di Pordenone dell’IZSVe ha precisato che dal 2021 esiste un piano di sorveglianza e prevenzione, basato su un sistema di allerta precoce, ma altri fattori importanti sono la formazione degli allevatori sulla diffusione della malattia e sulla gestione delle popolazioni di cinghiali.
Francesca Scolamacchia, veterinario della sezione Epidemiologia dell’IZSVe, ha invece illustrato la proposta di contenimento attraverso recinzioni non elettrificate lungo i confini tra Italia e Slovenia; il programma stima una barriera di 206 chilometri che andrebbe ad isolare oltre 260 allevamenti, consentendo di sorvegliarne indirettamente ulteriori 300. Infine, Vittorio Guberti, ricercatore veterinario dell’Ispra, ha richiamato la pratica delle recinzioni già attuata in Belgio e in Repubblica Ceca, auspicando un’iniziativa nazionale per attivare un sistema emergenziale univoco.