L’incubo della terza ondata di Covid in Fvg.
Risalgono i contagi da coronavirus in Italia. E dopo 6 settimane di flessione, dal 29 dicembre al 5 gennaio è stato registrato un incremento del 27% dei nuovi casi. È la sintesi del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe sull’andamento della pandemia nel nostro Paese. E all’orizzonte, sempre secondo l’indagine, si staglia già l’incubo di una possibile terza ondata di pandemia da Covid.
Molti indicatori sono segnalati in peggioramento in Friuli Venezia Giulia. Sono 4 i parametri che mostrano un “segno rosso” in regione. Il primo è il numero dei casi attualmente positivi, oggi 971 per ogni 100.000 abitanti, valore non troppo dissimile dalla media italiana (943). A preoccupare è anche l’incremento dei casi totali, che dal 29 dicembre al 5 gennaio è aumentato dell’8.1%: si tratta non soltanto di una crescita molto più marcata di quella a livello nazionale (+5.5% di media), ma anche di un dato che colloca il Fvg al quart’ultimo posto italiano, dietro a Veneto (+9.8%), Sicilia (+9%) e Calabria (+8.3%).
Oltre la soglia di guardia anche la percentuale di posti letto in area medica occupati da pazienti Covid, salita al 51%, molto sopra il livello massimo previsto del 40% e secondo dato peggiore in Italia, dietro soltanto alla provincia autonoma di Trento. Valore oltre soglia anche per il numero di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid, che in Fvg si attesta sul 33% contro il limite massimo del 30%.
“Le nostre analisi – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – documentano che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni “a colori” ha prodotto effetti moderati e in parte sovrastimati: i casi attualmente positivi per la netta riduzione di casi testati nel mese di dicembre, i ricoveri e le terapie intensive per gli oltre 20 mila decessi nelle 5 settimane di osservazione”.
La vaccinazione potrà dare, invece, risultati molto lontani nel tempo, evidenzia ancora Gimbe. Con l’approvazione del vaccino Moderna l’Italia potrà contare su 22,8 milioni di dosi certe entro giugno. Nel frattempo l’Europa ci ha assicurato ulteriori 13.460.000 del vaccino Pfizer-BioNTech e 10.768.000 di Moderna con tempi di consegna non ancora definiti, ma realisticamente non brevi. “Al di là dell’efficienza logistico-organizzativa del nostro Paese – conclude Cartabellotta – senza il via libera dell’Ema ad altri vaccini (AstraZeneca in primis) o l’anticipo (improbabile) di consegne, potremo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno. In altre parole, siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un concreto risultato di salute pubblica”.