Non si ferma il lavoro della Commissione Fvg.
Non si ferma il lavoro della Commissione regionale patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia nel riconoscere nuovi beni degni di essere tutelati. Nell’ultima seduta tenutasi l’8 giungo scorso, infatti, sono entrati di diritto nei “tesori” da salvaguardare due dipinti murali raffiguranti San Paolo e Santo Stefano, provenienti dal Monumento ai caduti del Cimitero di Casarsa della Delizia (Pn), lo storico edificio di via Tigor 9 a Trieste e sei mobili contenitori, provenienti dal Monastero di Sant’Orsola di Gorizia.
I dipinti di Casarsa.
I due dipinti murali decoravano il monumento commemorativo realizzato nel 1945 dal Comune per la tumulazione di sei partigiani casarsesi morti durante la Seconda Guerra Mondiale. Fra essi anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido Alberto, vittima nell’eccidio di Porzûs. Le opere furono eseguite, con la tecnica del “mezzo fresco”, da Federico De Rocco, pittore locale neo-realista e uno dei fondatori dell’Academiuta di lenga furlana con il sodale Pasolini. Recentemente gli affreschi, dopo un attento restauro, sono state rimossi dalla loro sede e sostituiti con copie. Gli originali saranno collocati in un luogo più idoneo e sicuro, che verrà individuato dal Comune di Casarsa e dalla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia.
L’edificio di via Tigor a Trieste.
L’immobile è uno dei cinque caseggiati costruiti agli inizi del Novecento sulle pendici del Colle di San Vito dall’imprenditore d’origine armena Haggi Giorgio Aidinian, trasferitosi da Smirne nella cosmopolita Trieste intorno al 1881. Commerciante di tappeti orientali, il suo negozio si trovava nella centralissima piazza della Borsa, e più precisamente nel Palazzo Dreher (Borsa Nuova). L’intervento edilizio si colloca nella zona allora denominata “borgo o colle armeno” per la presenza della numerosa comunità d’origine mediorientale e della chiesa di Maria Madre delle Grazie dei Padri Mechitaristi. Il committente, disponendo di notevoli risorse economiche, si rivolse nel 1903 a uno dei più noti e influenti progettisti triestini del tempo, Ruggero Berlam che riuscì a dare monumentalità all’edificio, destinato ad appartamenti d’abitazione, con un elegante uso del linguaggio eclettico.
I mobili contenitori del Monastero di Sant’Orsola di Gorizia.
Il Monastero di Sant’Orsola venne fondato a Gorizia nel 1672 con la missione di educare le giovani nobili e le ragazze del popolo. Fra le materie pratiche insegnate c’era anche il ricamo e la tessitura: nel corso dei secoli il convento divenne un centro di eccellenza nella lavorazione dei merletti, usati per decorare i paramenti sacri e gli abiti civili. I cinque cassettoni e la cassapanca, databili tra il XIX e il XX secolo, realizzati in legno di noce e di ciliegio, erano destinati alla conservazione dei tessili, dei disegni e dei materiali da ricamo usati dalle Madri Orsoline. Il Ministero della Cultura, dopo aver posto sotto tutela la collezione dei merletti e dei ricami, conclude la verifica dei beni includendo anche questa importante mobilia. Gli oggetti sono attualmente in disponibilità dell’Ente regionale patrimonio culturale della regione Friuli Venezia Giulia, che ha acquisito buon parte delle collezioni storiche ed artistiche provenienti dal Convento dismesso.