Il dibattito che nasce dalla centrale nucleare a Krsko.
Più vivo che mai il dibatitto sul nucleare. Con la crisi dell’energia bisogna valutare il futuro a corto, medio e lungo termine. La discussione in questo caso è stata riaccesa dallo stop degli esperti all’ampliamento della centrale nucleare di Krsko.
I geologi che hanno valutato l’impianto, hanno infatti riscontrato criticità nell’area in cui sorge, tra cui soprattutto il rischio sismico. Fabio Scoccimarro, assessore all’ambiente ed energia, mantiene la linea della prudenza. Pur senza alcuna opposizione di natura ideologica al nucleare “pulito”, ritiene più adatte le soluzioni a breve e medio termine di fotovoltaico e idrogeno. Per quanto la crisi imponga di trovare delle soluzioni in direzione della sovranità energetica, Scoccimarro nutre forti dubbi sulle vecchie centrali a fissione. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di uno sviluppo del modello a fusione.
Più decisa invece la linea di Sergio Bini, assessore alle attività produttive e turismo. Per lui infatti la teconologia nucleare è imprescindibile. Della sua stessa idea è anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che lamente i troppi “no” che sono stati detti nell’ambito dell’energia. Lui stesso si pente di essere stato contrario al rigassificatore.
Nonostante sia necessario uno sguardo al futuro, quando si parla di nucleare ed energia, i dubbi sorti sulla centrale di Krsko restano e fano da base per il discorso sul lungo periodo. Tanto che la deputata del Pd Debora Serracchiani, assiame a Chiara Braga, responsabile dem ambiente e infrastrutture, ha depositato un interrogazione per i ministri Cingolani e Di Maio in cui si chiedono delucidazioni sui progetti di ammodernamento dell’impianto.