Le dimissioni da volontario 118 Fvg del professor Andrea Zilli.
Ha deciso di dire “basta” alla sua attività di volontariato. E questo perché è contrario all’obbligo di “certificazione verde”. Lui è Andrea Zilli, è di Udine ed è salito agli onori della cronaca come professore più giovane d’Italia.
Ha affidato la sua decisione a una mail inviata alla Croce Rossa Italiana, mettendo in copia conoscenza anche il premier Mario Draghi e il ministro alla Salute, Roberto Speranza. “Comunico che dopo lunghe riflessioni ho deciso di non presentare la certificazione verde (Green Pass) prevista dalle disposizioni attualmente in vigore per il personale sanitario volontario – scrive Zilli -. Sarà mia premura, invece, esibirlo all’Istituzione scolastica presso cui presto servizio, esclusivamente per scongiurare una sospensione dal lavoro e quindi dello stipendio”.
Zilli, in disaccordo con le disposizioni del governo, ha deciso per il passo indietro. “Sospendetemi pure dall’attività lavorativa volontaria nel 118, come stabilito dal Decreto Legge 44/2021 per “punire” chi come me non accetta il ricatto per un servizio che mi consente un rimborso spese non proprio da parlamentare. Vi intimo a non cercarmi più, nemmeno scrivendo alla mia dirigente scolastica, come successo già precedentemente, poiché si era verificata una carenza di personale ed era necessario garantire il servizio assistenziale durante l’emergenza epidemiologica da SARS–CoV–2. La motivazione di questa scelta non è di avere o non avere i requisiti per il Green Pass, in quanto ne sono in possesso. Si tratta invece – evidenzia il professore e ormai ex volontario – dell’odio e la discriminazione che questo mezzo sta generando, ogni giorno di più. Proprio in questi giorni ho assistito a episodi attorno a me che mi hanno fatto raggelare il sangue; sono una persona con valori cristiani e cerco di vedere e rispettare ogni essere umano come fosse un mio fratello”.
A far riflettere Zilli sono state due lettere di colleghi docenti che, a suo dire, lo avrebbero “profondamente commosso”. La prima è stata scritta da Costantino Ceoldo al Rettore dell’Università di Padova, la seconda da Francesco Benozzo ai suoi colleghi. “Ho riconosciuto tante cose scritte in queste lettere – dice il friulano – rivedendo i molteplici episodi degli ultimi giorni, leggendo e ascoltando mezzi di comunicazione “mainstream” e mi sono reso conto che non voglio e non posso essere complice di queste misure discriminatorie, almeno mentre svolgo servizio di volontariato. Per questo ho deciso di non presentare il tanto discusso Green Pass per poter salire su un’automedica o un’ambulanza: non posso farlo per una questione che va contro i miei principi, di fede e di vita. Io desidero solo fare il mio lavoro con passione e con impegno, ma non posso salvare vite umane con amore se mi presto a prendere parte a questo strumento che fomenta solo odio“.
C’è tanta amarezza nelle parole di Zilli. “Consto con dispiacere che al giorno d’oggi un codice QR vale più di 14 anni di addestramento, dell’esperienza e della passione per quello che facevo gratuitamente. Vi rammento che ho dato disponibilità all’intervento entro le 24 ore in caso di eventi calamitosi o emergenza; nel luglio 2012 ho prestato soccorso ai terremotati dell’Emilia-Romagna in località Quarantoli, nel Campo Friuli n. 2; nel maggio 2020 ho svolto la missione presso la Piccola Casa Della Divina Provvidenza “Cottolengo” di Saint-Vincent in supporto sanitario alla USL valdostana per contrastare la pandemia Covid-19 – conclude Zilli -. Rinuncio fin da ora ai riconoscimenti che mi sono stati o che mi verranno riconosciuti; riconsegno la divisa, i gradi, la patente al Comando Provinciale e di fronte a tutto questo non mi resta che gridare con forza: questa volta a casa ci resto io!“.