La risposta degli alpini del Friuli sulle accuse di molestie all’adunata di Rimini.
L’ondata di polemiche che in questi giorni sta travolgendo il corpo degli alpini sembra non placarsi. Terminata la 93esima Adunata pochi giorni fa in quel di Rimini, le penne nere sono state accusate di vari episodi di molestie e frasi sessiste da parte di alcune associazioni femministe,
Al contempo, però, le accuse mosse da alcune attiviste sembrerebbero stridere fortemente con le dinamiche riportate da chi, in quei giorni, era presente, non solo per rappresentare la propria categoria, ma anche da parte di molti ristoratori e commercianti, che, dopo un lungo periodo di stop forzato dalla pandemia, hanno finalmente visto rifiorire la propria città che ha ospitato migliaia di penne nere.
Da un lato, l’associazione solidale culturale “Casa Madiba”, coalizzata al movimento “Non una di meno”, ha raccolto 150 testimonianze di violenze e catcalling, assieme ad una denuncia autonoma di una ragazza ventiseienne, che sostiene di essere stata molestata verbalmente e fisicamente da tre uomini “Le molestie, i fischi, il catcalling, sono alla base di una piramide avente come vertice il femminicidio. Non sono state adottate le adeguate misure di sicurezza per prevenire questi fenomeni, dato che la città è stata invasa da più di 400 mila persone, autorizzate, cosi, a fare quello che volevano“, riferisce una delle esponenti dell’associazione.
Dichiarazioni che destano parecchia perplessità e dalle quali si dissociano parecchie persone presenti sul posto, ma anche e soprattutto i presidenti dei gruppi delle sezioni del Friuli, da Ilario Merlin presidente dell’Ana di Pordenone, a Dante Soravito de Franceschi presidente Ana di Udine, che non sono di certo rimasto indifferente alle accuse nei confronti di una categoria che si è sempre contraddistinta, negli anni, in quanto ad aiuti umanitari, generosità, sacrifici e rispetto verso il prossimo
“Bisogna anzitutto verificare la veridicità di queste pesanti accuse. Ad oggi, a noi non è pervenuta alcuna segnalazione e tantomeno alcuna denuncia da parte delle autorità competenti. Ho l’impressione che tutto questo polverone sia stato sollevato ed architettato ad hoc, per dare luce a delle associazioni che, diversamente, non avrebbero trovato tutta questa visibilità: farsi pubblicità a discapito delle penne nere, non lo trovo corretto. Tengo a sottolineare, a gran voce, che in queste manifestazioni ci sono moltissimi ‘infiltrati’: personaggi che, indossando un cappello con la piuma acquistato in una delle numerose bancarelle, assumono comportamenti di basso livello, che di conseguenza portano a stigmatizzare ingiustamente un’intera categoria che si è sempre contraddistinta per la tempestività con la quale, sempre in prima linea, si è sempre prestata ad aiutare la popolazione; basti solo ricordare i primi fondamentali soccorsi prestati in situazioni come alluvioni e terremoti. Ovviamente, se dovesse emergere che ci sono dei soggetti che, con il loro comportamento, hanno creato disagi e malumori, è giusto che vengano allontanati, perché questo non è assolutamente lo spirito della grande famiglia degli Alpini”, conclude De Franceschi.
Dello stesso parere Luca Ovan, sindaco di Colloredo di Montalbano e membro della “brigata julia” di Udine. “Sono stato a Rimini tre giorni e ho fatte molte adunate; anche quella di Rimini è stata tranquilla serena e educata con un bel rapporto cordiale con i gestori degli ambienti. Ho notato comunque molte persone che non avevano la penna e nemmeno il cappello. Spero che la verità venga a galla e non sia solo per denigrare la nostra dignità d’alpino. Io e molti miei colleghi non abbiamo visto scene di violenza o altro, anzi, una grande festa, uniti, rispettando tutti”.
Attendendo di sapere quale sia il confine tra un complimento, fine a se stesso, ed una vera e propria violenza verbale, è iniziato il conto alla rovescia che vede Udine, il prossimo anno, centro di una delle più importanti e storiche manifestazioni firmate dalle penne nere.