Manifestazione della Cgil per la sanità pubblica.
Un migliaio di persone a Trieste, sotto il Consiglio regionale, cinquecento a Pordenone, davanti all’ospedale, per chiedere di fermare il declino della sanità pubblica in Friuli Venezia Giulia. A portarle in piazza la Cgil, nell’ambito di una giornata regionale di mobilitazione che ha visto anche presidi con volantinaggio davanti a tutti gli ospedali della provincia di Udine.
“Una partecipazione forte e che non ci sorprende – ha detto Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg –, perché sappiamo quanto sia sentito il tema sanità tra i cittadini e sappiamo quanto stiano crescendo il malessere e l’ansia per le tante criticità che stanno aggravandosi. La crescita delle liste di attesa, la carenza di medici di base, i vuoti sempre più pesanti negli organici degli ospedali e dei servizi territoriali sono problemi sempre più pressanti, cui chiediamo di trovare una risposta. La pandemia ha sicuramente aggravato il quadro, ma i problemi di oggi nascono da troppi anni di mancate assunzioni, di disinvestimento nella prevenzione e nei servizi territoriali, di scarsa valorizzazione, anche sul piano contrattuale, delle professioni mediche e infermieristiche. La legislatura che si sta chiudendo è stata segnata da una pressoché totale assenza di confronto tra chi governa il sistema e le rappresentanze dei lavoratori, delle professioni mediche, dell’associazionismo: la mobilitazione di oggi – ha concluso il segretario – serve a rilanciare l’apertura di un confronto vero per governare la difesa e il rilancio della sanità pubblica in regione: se quel tavolo verrà aperto, come chiediamo con forza a chi governerà il Fvg nei prossimi cinque anni, siamo pronti a dare il nostro contributo”.
Dall’altra piazza, invece, è intervenuto Maurizio Marcon, segretario regionale della Cgil di Pordenone: “Abbiamo spiegato le nostre ragioni, ne abbiamo discusso con la gente che entrava e usciva dall’ospedale – ha spiegato –, e che ci ha confermato, con le sue testimonianze, quanto sia preoccupante la situazione e quanto siano sentiti dalla popolazione temi come la carenza dei medici di base e la lunghezza delle liste di attesa. Non è accettabile che interventi, visite ed esami anche per problemi potenzialmente gravi vengano differiti di molti mesi, nei casi più gravi addirittura al 2024. Una piaga che colpisce tutti, ma soprattutto chi, come i disoccupati, i precari, i lavoratori e i pensionati a basso reddito, non può permettersi di rivolgersi al privato”.