In Fvg sarà realizzato un hotspot per i migranti.
Molti lo vogliono, nessuno lo vuole vicino a casa, ma è la conferma arriva direttamente dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ieri in visita a Trieste: l’hotspot per migranti in Fvg si farà.
D’altronde, il centrodestra in regione si è sempre detto contrario all’accoglienza diffusa (a differenza del “vicino” governatore del Veneto, Luca Zaia) e favorevole invece alla realizzazione di un centro per l’identificazione e l’accoglienza iniziale dei migranti, come stabilito nel patto per affrontare l’emergenza immigrazione siglato da Governo e presidenti di regione italiani (esclusi quelli del Pd) che prevede la realizzazione di un hotspot per regione.
Il ministro Piantedosi ha confermato che l’intenzione è di procedere su questo percorso “mantenendo il rispetto per le sensibilità delle comunità locali“. Già, perché stringi stringi, il tema è dove farlo.
La Regione, dal canto suo, aspetterà di essere consultata per una possibile localizzazione: l’argomento, è chiaro, è una “patata bollente”. Da Trieste, il sindaco Di Piazza ha già messo i suoi paletti: “Non sarà il capoluogo regionale a ospitarlo”, lanciando piuttosto l’idea di farlo in Friuli.
In Friuli, ecco spuntare l’ipotesi di farlo alla ex caserma Lago di Jalmicco, frazione di Palmanova patrimonio Unesco: “Non se ne parla” hanno detto sindaci e cittadini, con manifestazioni di protesta.
E mentre il centrosinistra continua a ripetere che servirebbe invece l’accoglienza diffusa, il centrodestra non è unito sulla sede dell’hotspot per migranti: lo stesso Walter Rizzetto (Fdi) ha chiesto ulteriori analisi sull’ipotesi Jalmicco.
Roberto Novelli, di Forza Italia, ha proposto di localizzarlo in montagna. Oggi, tra l’altro, è arrivata una nota proprio del gruppo in consiglio regionale di Fi: “Bene la realizzazione dell’hotspot – ha ribadito -. Restano, tuttavia, due incognite: i tempi e la collocazione, anche se la priorità è quella di eliminare i bivacchi dalle strade e dalle piazze delle nostre città. Secondo noi, deve essere fatto in una zona isolata e distante da centri abitati, scuole, case e luoghi frequentati da bambini, famiglie e persone fragili”.
“A giorni alterni – attacca invece il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, Marco Putto -, l’hotspot appare come una soluzione o un problema e quindi si cambia strategia e luogo di destinazione, a seconda degli umori raccolti nelle province di Udine e Trieste. Infine ora si lascia pilatescamente l’onore della scelta al ministero nazionale. Invito la Regione a fare chiarezza in tempi brevi sulla propria volontà sulla gestione dei migranti, visti i numeri da record degli arrivi in Italia attraverso la rotta balcanica”. Insomma, dovunque sarà localizzato, è assai improbabile che venga considerata una soluzione indolore.