Manodopera introvabile in Fvg: nell’artigianato manca il 65% dei lavoratori

Aumenta la difficoltà nel trovare manodopera qualificata.

Da un lato l’occupazione che aumenta, dall’altro la difficoltà nel trovare manodopera che cresce ancora di più: una situazione che coinvolge tutte le regioni italiane e tutti i settori ma che vede un quadro particolarmente preoccupante in Friuli Venezia Giulia (dal punto di vista geografico) e nell’artigianato (dal punto di vista dei comparti più colpiti).

A dirlo è Confartigianato che ha elaborato i dati annuali dal Sistema informativo Excelsior pubblicati nei giorni scorsi da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. A dicembre 2024 l’occupazione italiana è salita su base annua dell’1,2%, pari a 274mila occupati in più. La crescita è la combinazione dell’aumento dei dipendenti permanenti (+687mila) e del calo dei dipendenti a termine (-402mila) e degli autonomi (-11mila).

La crescita dell’occupazione si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato: nel 2024 le imprese italiane indicano una difficoltà di reperimento del personale nel 47,8% delle entrate previste, in aumento di 2,7 punti percentuali rispetto al 45,1% del 2023. La difficoltà di reperimento nelle micro e piccole imprese (MPI) sale al 51,3% (3,2 punti in più del 48,1% nel 2023), per arrivare al 59,2% nelle imprese artigiane, quota superiore di 11,4 punti percentuali alla media delle imprese del 47,8% e in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 55,2% del 2023.

Questo a livello nazionale. In Friuli Venezia Giulia, invece, va peggio. Sempre secondo l’analisi di Confartigianato, infatti, Veneto, Umbria e Fvg sono le regioni in cui si scontano le maggiori difficoltà: nel 2024 il Veneto raggiungeva il 65,2%, seguito, con valori sopra alla media, da Umbria con 65,1%, Friuli Venezia Giulia con 64,8%. Nella nostra regione, l’aumento della difficoltà di reperimento di manodopera rispetto all’anno precedente è stato pari al +5,1%, uno degli incrementi più elevati.

Le cause del mismatch e le azioni delle imprese

Secondo l’associazione di categoria, sono diversi i fattori influiscono sul fenomeno della carenza di manodopera. Tra questi, gli effetti di una profonda crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, che restringe l’offerta di lavoro.

A fronte del calo della popolazione in età lavorativa, si osserva il paradosso del ‘grande spreco’ rappresentato dai giovani inattivi, che interessa circa un quarto dei giovani tra 25 e 34 anni. Tra gli altri fattori, viene considerato il profilo del candidato conseguente al percorso scolastico e formativo svolto e il set di competenze acquisite nel percorso professionale. Rilevano, inoltre, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, oltre all’accesso a strumenti di welfare aziendale.

Sono determinanti gli investimenti nella contrattazione collettiva di qualità, come nell’artigianato, con l’obiettivo di fidelizzare i lavoratori alle imprese anche con le importanti tutele di welfare fornite dagli enti bilaterali. Cambiano le aspettative dei giovani rispetto al lavoro, con un crescente orientamento ad un lavoro autonomo che dia maggiore indipendenza e tempo libero. Sull’offerta di lavoro influiscono anche quantità e qualità dei flussi migratori in ingresso e uscita.