Le liste d’attesa per le visite mediche in Fvg.
“Intraprendiamo delle scelte strategiche importanti, ponendoci due obiettivi che mirano a un’offerta di prestazioni sanitarie in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini dopo i picchi dell’emergenza pandemica: il recupero delle liste d’attesa e una strutturata azione di contrasto alle fughe fuori regione”. Lo ha detto oggi il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, a margine dell’approvazione da parte della Giunta di due delibere presentate dallo stesso Riccardi: il Piano operativo regionale per il recupero delle liste di attesa e l’Accordo triennale (2021-23) tra la Regione e le associazioni rappresentative degli erogatori privati accreditati.
Nell’ordine, relativamente al Piano per il recupero delle liste di attesa, come ha ricordato Riccardi, la pandemia ha comportato una diminuzione del 24% dell’attività chirurgica programmata, un meno 16% dell’attività ambulatoriale e tempi più lunghi per le prestazioni di screening di secondo livello. Da qui l’impegno a ripristinare i volumi pre-Covid del 2019 in un periodo che va da giugno a dicembre di quest’anno, mettendo in campo le strutture della parte pubblica e degli erogatori privati accreditati.
“All’interno di questa dinamica – ha puntualizzato Riccardi – ci sono da inserire alcuni fattori, tra cui i protocolli di prevenzione che allungano i tempi di esecuzione delle prestazioni e il fatto che molti operatori sono impegnati in una campagna vaccinale massiva”.
Tre sono gli strumenti attraverso i quali la Regione si prefigge di conseguire l’obiettivo del recupero delle liste d’attesa e parallelamente fronteggiare anche il flusso per le cure fuori regione: l’assunzione di personale a tempo determinato o di lavoro autonomo (anche di collaborazione coordinata e continuativa); l’acquisto di prestazioni aggiuntive dal personale sanitario dipendente; infine, in via residuale, l’acquisto di prestazioni extra budget da privato accreditato a fronte di specifico accordo.
Si accelera quindi sugli interventi di natura oncologica (mammella, prostata e colon tra gli altri), cardiovascolari (ad esempio by-pass aortocoronarico) e ortopedici (come protesi d’anca e ginocchio); per le prestazioni ambulatoriali si punta al recupero degli esami cardiologici e audiometrici, di endoscopia digestiva e gli interventi oculistici come la cataratta e le iniezioni intravitreali. Economicamente si stratta di un intervento complessivo di 16 milioni di euro, suddivisi tra le tre Aziende, il Cro di Aviano e il Burlo Garofolo di Trieste. Per quel che riguarda il rapporto con il privato, relativamente all’attività ospedaliera accreditata la spesa pro capite in Fvg è di 54 euro, a fronte dei 111 euro del vicino Veneto e dei 146 dell’Italia; nella specialistica accreditata: Fvg 43, Veneto 68, Italia 79.
Da qui, come ha sottolineato il vicegovernatore, emerge una maggiore competitività di altre regioni con relativo esodo di pazienti che determina anche delle risorse economiche che escono dalla nostra regione (fatturate da privati extra Fvg a carico della sanità pubblica regionale), oltre a una perdita di attrattività delle nostre strutture. In termini economici, nel 2019, su 91 mln di euro di fuga dal Friuli Venezia Giulia oltre 56 sono andati verso il Veneto (62%). All’interno di questa considerazione, come ha precisato il vicegovernatore, si colloca il dato che non stiamo parlando di prestazioni di altissima specializzazione, ma di attività comunemente erogabili anche in Friuli Venezia Giulia, quali prestazioni come la cataratta, la diagnostica per immagini o i ricoveri nella branca ortopedica (protesi).
All’atto pratico le Aziende sanitarie, nell’ambito del progetto già illustrato nei giorni scorsi a Cgil, Cisl e Uil, potranno contrattualizzare con i privati accreditati le prestazioni con elevata lista d’attesa e che incidono sulla fuga extraregionale, con l’obiettivo di recuperare la spesa privata accreditata che la Regione paga al privato di altre regioni. Le Aziende sanitarie, con Arcs (Azienda regionale di coordinamento per la salute) e la Direzione centrale Salute, monitoreranno i dati delle liste d’attesa e della fuga; al contempo verificheranno l’efficacia delle azioni mirate alla riduzione dei tempi per le prestazioni e, conseguentemente, al contrasto dei flussi fuori regione.