Il sito regionale riporta solo il dato storico, antecedente al 31 dicembre 2023
Sono notevoli le differenze territoriali nella rendicontazione dei tempi di attesa sulle prestazioni ambulatoriali del Servizio sanitario: soltanto sei Regioni svettano per la trasparenza e completezza delle informazioni presenti nei siti web e sulla semplicità e accessibilità dei Cup. È il risultato di un’analisi della Fondazione Gimbe, presentata oggi a Bari in occasione del Forum Mediterraneo Sanità.
L’indagine promuove solo Provincia autonoma di Bolzano, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, le uniche che rispettano tutte le dimensioni oggetto di valutazione. Il Friuli Venezia Giulia – assieme ad Abruzzo, Provincia autonoma di Trento e Sicilia – è stato, invece, rimandato: pur avendo un portale regionale unico, per il monitoraggio ex-ante riportano solo il dato storico, antecedente al 31 dicembre 2023.
Tempi d’attesa e disagi per i pazienti
“I tempi di attesa – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – sono oggi il sintomo più grave ed evidente della crisi organizzativa e professionale del SSN. Questo crea pesanti disagi per i pazienti, peggiora gli esiti di salute e fa lievitare la spesa privata, che impoverisce le famiglie e può portare anche a rinunciare alle cure. Ma, paradossalmente, a fronte della rilevanza del problema, non esiste una rendicontazione pubblica completa e trasparente sui tempi di attesa”.
Il recente DL Liste di attesa ha previsto l’istituzione, presso l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, della Piattaforma Nazionale per le Liste d’Attesa per monitorare in modo rigoroso, analitico e uniforme i tempi per le prestazioni sanitarie. “La piattaforma – spiega Cartabellotta – rappresenta l’unica vera novità del decreto, ma la sua realizzazione dipende strettamente dall’eterogeneità e dalla trasparenza delle piattaforme regionali e, ancor prima, dalla pubblicazione di linee guida nazionali che devono ancora essere definite da un decreto attuativo”.
Piattaforma nazionale per il monitoraggio
“In attesa del monitoraggio ufficiale del Ministero della Salute – continua il presidente – la Fondazione Gimbe ha scattato una prima istantanea sulla completezza e trasparenza dei dati pubblicati da Regioni e Province autonome relativi al monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa, che rileva in un determinato periodo la differenza in giorni tra data di prenotazione e data assegnata per l’erogazione della prestazione. L’obiettivo dell’analisi non è quello di creare una classifica tra le Regioni, bensì di identificare le aree di miglioramento dei loro portali web con l’obiettivo di renderli davvero trasparenti e fruibili per i cittadini”. È stata inoltre effettuata una mappatura dei portali regionali, confrontando le opzioni di accesso fornite ai cittadini.
I risultati dell’analisi Gimbe
“La disponibilità di informazioni aggiornate e dettagliate sul monitoraggio ex-ante in un portale regionale unico – spiega Cartabellotta – è un elemento essenziale di trasparenza per cittadini e ricercatori“.
“La nostra analisi – continua il presidente – restituisce un quadro molto eterogeneo dei dati pubblicati online. In dettaglio, sono state escluse dall’analisi sette Regioni: Basilicata, Campania e Lombardia perché non dispongono di un portale unico con i dati del monitoraggio ex-ante, ma rimandano ai siti delle singole Aziende sanitarie; Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento e Sicilia in quanto, pur avendo un portale regionale unico, riportano solo il dato storico”.
Modalità di accesso alla prenotazione
Per accedere ai portali di prenotazione le Regioni utilizzano diversi sistemi di autenticazione, come SPID, carta d’identità elettronica o tessera sanitaria e codice fiscale. Tuttavia, alcune Regioni, come il Friuli Venezia Giulia e la Basilicata, permettono di consultare i tempi di attesa senza necessità di autenticazione, semplificando ulteriormente l’accesso a questa informazione per i cittadini. La Regione Molise è l’unica a non disporre di un portale web regionale per la prenotazione, ma rende disponibile ai cittadini solo una app per smartphone.
Manca la trasparenza sui dati
“In attesa della Piattaforma nazionale, per numerose Regioni la trasparenza è ancora un lontano miraggio. Eppure – conclude Cartabellotta – è imprescindibile per permettere ai cittadini di comprendere appieno la gestione della sanità: dati chiari sui tempi di attesa, classi di priorità e confronti tra Aziende sanitarie sono elementi essenziali per facilitare scelte consapevoli e rafforzare la fiducia nei servizi offerti. I cittadini hanno il diritto di conoscere le prestazioni monitorate, i tempi medi di attesa e se la propria Regione rispetta gli standard stabiliti. Inoltre, è fondamentale che le modalità di prenotazione siano semplici e accessibili. Solo con una totale trasparenza e una maggiore accessibilità si può migliorare il rapporto tra cittadini e servizio sanitario, garantendo un accesso rapido e informato alle cure”.
Il commento della Regione Fvg
“Bene ha fatto il Governo nazionale ad aver posto l’attenzione, con un nuovo provvedimento, sul tema delle liste d’attesa, cruciale e impattante sul sistema sanitario e sui cittadini, e va dato merito all’Esecutivo centrale di aver riconosciuto le motivazioni delle Regioni rivisitando l’impostazione iniziale sulle regole del controllo che rimane nelle mani delle Regioni (il Ministero controlla le Regioni e queste ultime le aziende sanitarie). Ma, se pur le misure governative rappresentano senza dubbio un’azione importante, è necessario agire sul fenomeno dell’elevata inappropriatezza prescrittiva: negli ultimi 4 anni si è registrato un incremento delle prescrizioni del 44%”, ha detto l’assessore alla Salute, Politiche Sociali e Disabilità del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, intervenendo a Bari.
Agire sull’inappropriatezza prescrittiva
“L’incremento del numero delle prestazioni richieste ci fa capire che non possiamo continuare a rincorrere la domanda aumentando a dismisura l’offerta, perché il sistema sarà sempre un passo indietro se adotterà questa soluzione. Bisogna incidere sul fenomeno dell’inappropriatezza – ha indicato Riccardi – e per farlo è necessario che la politica affronti quei provvedimenti strutturali che sono stati procrastinati per troppo tempo; tra questi serve un meccanismo di protezione del sistema professionale”.
“Uno strumento che riguardi certamente la protezione dalle aggressioni quotidiane dei professionisti sanitari ma anche da un’indebita pressione di richieste a loro rivolta, da condizionamenti inaccettabili che rappresentano un ulteriore elemento che alimenta il problema”, ha detto Riccardi, che ha poi condiviso una riflessione sulla necessità di rivedere il rapporto tra la sanità pubblica e la medicina generale che riveste un ruolo centrale nel contribuire a risolvere le criticità: “una revisione indispensabile a beneficio dei professionisti, della sanità pubblica e delle comunità”.